L’avvento del Robot Journalism

L’avvento del Robot Journalism

Si sa, i robot ci aiutano a svolgere mansioni più o meno complesse ogni giorno, ma che potessero sostituirci in compiti di tipo “creativo” non lo si era ancora pensato. Eppure, l’intelligenza artificiale comincia a muovere i primi passi in questa direzione. Nel 2009 due aziende statunitensi, Automated Insights e Narrative Science, mettono a punto un algoritmo che, partendo dall’analisi di dati grezzi, riesce a produrre ipertesti mediali. Tre anni più tardi, l’Associated Press utilizza programmi di scrittura automatica per realizzare brevi articoli su fatti di routine, criminalità ed eventi sportivi. Oggi, il Robot Journalism, come è stato definito dai ricercatori Andreas Graefe e Mario Haim dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco, è già realtà.

Testate del calibro del New York Times, Wired e Forbes, per sopperire alla necessità di tagliare i costi, si servono, al posto dei giornalisti in carne e ossa, di piattaforme intelligenti; Wordsmith ne è un esempio. Interessanti, al riguardo, le dichiarazioni affrettate di Scott Frederick, padre del “robot” e amministratore delegato di Automated Insights, durante un’intervista all’European Journalism Observatory: «Non è nei nostri piani togliere il lavoro ai giornalisti umani. Semmai, desideriamo che possano scrivere sulle cose che veramente vogliono. A nessuno interessa stendere ogni settimana un aggiornamento sul mercato immobiliare in tutte le 42 mila contee degli Stati Uniti, ma questo è quello che il nostro software può fare, in modo affidabile, semplice e veloce».

Di tutt’altro avviso, invece, è Kristian Hammond, fondatore di Narrative Science, che senza mezzi termini espone la propria visione futuristica a Massimo Sandal, reporter per Wired Italia. «Gli esseri umani sono incredibilmente complessi e spesso imprevedibili ma, in fin dei conti, anche loro sono macchine. Nel giro di 20 anni, non ci sarà nessun’area in cui il programma messo a punto da Narrative Science non potrà scrivere articoli. Fra 15, prevedo che il 90% delle news sarà scritto da un computer e non ci sarà più bisogno dei giornalisti». Quando gli è stato chiesto, però, chi avrebbe vinto il Pulitzer, Hammond ha risposto: «Un giornalista, è ovvio». E alla successiva domanda in cui veniva interrogato sul motivo, ha replicato: «Perché nessun robot entrerebbe in competizione con i suoi simili per uno stupido premio».

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A noi verrebbe da ribattere che nessun robot sarebbe lodato dai suoi simili per la propria creatività e bravura.

Alberto Molino