“Crime prediction”, cos’è e chi l’applicherà in Italia

“Crime prediction”, cos’è e chi l’applicherà in Italia

Vi ricordate la pellicola Minority Report di Steven Spielberg nella quale venivano predetti i crimini? Qualcosa di simile si muove in tal senso: i dottori del CNR fiorentino insieme a quelli dell’Università di Tel Aviv hanno scoperto che buona parte dell’attività neurale è gestita da “clique”, centri di controllo capaci di astrarre e sintetizzare i dati ricevuti dal mondo esterno in concetti.

Tale sistema, studiato dall’azienda israeliana Cortica, ha condotto all’elaborazione di un algoritmo che, sulla base di espressioni, movimenti e gesti, predice le intenzioni dei soggetti. L’intelligenza artificiale in questione entrerà in funzione in India nel 2019, come primo modello di “crime prediction” e analizzerà l’enorme flusso di informazioni proveniente dalle migliaia di telecamera sparse per le città.

In Italia Hexagon Safety & Infrastructure, azienda leader nel settore della sicurezza, potrebbe essere interessata a tale tecnologia. Angelo Gazzoni, country manager della società, in un’intervista a Wired a firma di Marco Romandini, dichiara: “Non può esistere smart city senza safe city. A Hexagon abbiamo come obiettivo la creazione di un ecosistema autonomo connesso (ACE), cioè un groviglio di tecnologie allacciate a una IA centrale dotata di capacità analitica e predittiva. Per le forze dell’ordine, ma anche per l’esercito, si tratterebbe di un grande vantaggio: giungerebbero, nel centro decisionale di una sala di controllo o di gestione delle emergenze, informazioni utili per la salvaguardia delle persone, con la possibilità di agire in anticipo”.

La domanda fondamentale, tuttavia, resta: si può davvero predire un crimine? Se sì, come in dettaglio? Per Gazzoni, la risposta è: “Sì. Tramite sensori, storico delle chiamate, face-detecting, face-recognition e sentiment analysis. Così facendo, è possibile intercettare qualcosa che sta per nascere”. E la privacy? “Ammetto che la salvaguardia della privacy sia un aspetto importante – sostiene il dottore – ma, in questo caso, la sicurezza delle persone viene prima della loro privacy“. Siete d’accordo?