Alla conquista dello spazio, nasce la “New Space Economy”

Alla conquista dello spazio, nasce la “New Space Economy”

L’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, prima di lasciare la poltrona dello Studio Ovale a Donald Trump, ha annunciato l’intenzione di portare l’umanità su Marte entro il 2030. Sempre negli States, il magnete miliardario Elon Musk ha promesso di riuscirci entro i prossimi 10 anni. Dal Bel Paese, il 19 ottobre 2016, si è appreso che, nell’ambito della missione ExoMars, il lander Schiaparelli è precipitato a qualche centinaia di miglia di distanza dal punto di atterraggio previsto. Infine la Cina, il 15 settembre 2016, ha spedito in orbita Tiangong-2, la sua seconda base spaziale. Tutti segnali del rilancio della Space Economy, quella corsa allo spazio avviata durante il periodo della Guerra Fredda dai russi con il lancio del primo satellite artificiale, Sputnik, e continuata grazie alle missioni Apollo degli americani.

«Oggispiega Luigi Pasquali, direttore del settore “Spazio” di Leonardo Finmeccanica e amministratore delegato di Telespaziola New Space Economy coinvolge un numero di corridori superiore, certamente articolati per ‘categorie’: quelli che hanno interessi globali, come USA, Russia, i principali Paesi dell’Europa occidentale e Cina; quelli che puntano ad accrescere la propria influenza in ambito regionale; e i Paesi che guardano allo spazio come strumento di politica industriale ed economica, e leva di sviluppo scientifico e tecnologico».

Un altro segnale è l’incremento nei Paesi OCSE, tra il 2008 e il 2013, dei fondi stanziati per il comparto spaziale, passati da 16,5 a 24 miliardi di dollari. Ingenti investimenti sono stati registrati anche in Russia, Brasile, India e Cina.

Roberto Battiston, presidente dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ricorda che se la vecchia Space Economy si può considerare il frutto di grandi manovre pubbliche, l’odierna è un mix tra PA e privati; lo si vede con Jef Bezos (Amazon) e Richard Branson (Virgin), interessati a tutto ciò che possa favore l’espansione delle tecnologie digitali. «Siamo ancora lontani dagli USA – afferma Battiston – ma il tema della New Space Economy ha bussato con forza alla porta dell’ESA (European Space Agency), un mondo ricco di scienza e tecnologia di primissimo livello che ha avuto grandi successi negli ultimi anni, basti pensare a Rosetta, ma che agisce con i tempi lunghi tipici delle organizzazioni multilaterali. Comprendere e gestire il cambiamento è una delle sfide più complesse».

Al centro della ricerca c’è la corsa verso Marte la quale, per divenire realtà, necessita di un lavoro di concerto. In base al Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1867, ogni corpo celeste che si trova al di fuori del campo gravitazionale terrestre è considerato “bene comune per l’umanità”. Se le compagnie di venture capitalism, intrecciate con il pubblico, riusciranno a far passeggiare l’uomo tra le dune del Pianeta Rosso, le regole andranno riviste e si entrerà, probabilmente, in una nuova era, quella della Space Diplomacy.

Alberto Molino