Qual è il miglior trattamento dell’infarto del miocardio?

Qual è il miglior trattamento dell’infarto del miocardio?

L’infarto miocardico è una vera e propria emergenza clinica, la cui prognosi dipende dalla rapidità con cui è instaurato il trattamento. In particolare, ricordiamo che l’infarto del miocardio consiste nella chiusura improvvisa di un’arteria coronarica, interrompendo il flusso e quindi il nutrimento del muscolo cardiaco, che quindi va incontro a necrosi cellulare con perdita della sua funzione.

La strategia di trattamento consiste nell’eliminare l’occlusione coronarica, ripristinando il flusso prima che si instauri un danno cellulare irreversibile. Esistono due tipi di strategia di riperfusione del miocardio, una farmacologica, definita “trombolisi”, cioè somministrando farmaci che lisano il trombo causa dell’occlusione, e una meccanica, mediante l’angioplastica con palloncino ed impianto di stent coronarici, che rompono il trombo e mantengono il vaso aperto a lungo grazie alle retina di supporto di cui sono costituiti gli stent.

Diversi studi clinici effettuati su un grande numero di pazienti hanno confrontato queste due diverse strategie dimostrando la netta superiorità dell’angioplastica quando quest’ultima viene effettuata precocemente entro 120 minuti dalla diagnosi di infarto. In altre parole, l’angioplastica è la terapia di scelta e la trombolisi farmacologica va riservata solo ai casi in cui l’angioplastica non può essere effettuata.

L’obiettivo primario della sanità è quello di aumentare l’accesso a tale terapia di riperfusione meccanica, che viene effettuata in centri dedicati con emodinamica. Per tale motivo è stata realizzata la rete dell’infarto con le ambulanze del 118 dotate di sistemi di telemetria per poter permettere  ai centri dotati di emodinamica di visualizzare l’elettrocardiogramma e accettare prioritariamente i pazienti con infarto per effettuare l’angioplastica by-passando le procedure del pronto soccorso.

Per tale motivo, ricordiamo di chiamare il 118 in caso di: svenimento, sudorazione fredda, fame d’aria, dolore al petto, costrizione alla gola o all’epigastrio, e dolore sospetto al braccio sinistro o alla mandibola che non può essere attribuito ad un’origine neuro-muscolare o altre cause note.

La buona notizia è che la prognosi dell’infarto miocardico sta progressivamente migliorando grazie alla rete del 118 che diventerà sempre più efficiente grazie all’impegno di tutti noi.