Sicilia, il “malandrino” con la coppola: il biglietto per il G7 è imbarazzante

Sicilia, il “malandrino” con la coppola: il biglietto per il G7 è imbarazzante

TAORMINA – Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio, l’aveva vista come una sfida a tutta l’Europa e al Resto del Mondo: “Per il G7 ho proposto Taormina”, una decisione per cancellare gli stereotipi che ricadono giorno dopo giorno in Sicilia, etichettata come terra di mafia.

Una scelta accolta con entusiasmo nel territorio isolano, almeno da alcuni, perché poi erano in tanti a dire che la Sicilia non è pronta a questo genere di eventi istituzionali così importanti.

L’occasione per far cambiare idea, però, aspetterà un altro po’.

Un controsenso di dimensioni gigantesche, infatti, è apparso nell’app lanciata dalla Presidenza del Consiglio per tutti coloro che volessero accreditarsi all’evento. La “bella” Sicilia, ricca di cultura e valori, non è altro che una bella donna di facili costumi vista da dietro da un giovincello con la coppola, la sigaretta in bocca e lo sguardo malizioso, più da malandrino che sembra dire “appena ti pigghiu, t’abbessu iu” per non entrare ancor più in un linguaggio scurrile e volgare. Che poi, la giovane donna in bella vista prende un ombrello per ripararsi dal sole: un’usanza non certo siciliana, visto che l’ombrello si usa solo quando piove. Una luce solare troppo giallognola, uno scenario perfetto per quella musica campagnola che rispecchia scene di questo tipo.

Quella Taormina che fa da sfondo a due personaggi che personificano il territorio: maliziosità, superficialità, fierezza di basso ceto. Una Sicilia da ‘900 inoltrato, dove gli uomini con la coppola erano quelli a dettare leggi. Non certo buone. 

Stiamo parlando di quel tanto agognato manifesto che ha fatto in poche ore il giro del mondo e che ha ridicolizzato non solo la regione siciliana, a cui sono stati attribuiti i soliti stereotipi, ma anche tutta la Presidenza del Consiglio, che ha pensato (male) di lanciare su due piedi un’immagine di quel tipo che ha a che fare quasi con la celeberrima trilogia di Francis Coppola, “Il Padrino”. 

Il G7 aveva un compito, uno soltanto: rendere la Sicilia fiera della propria bellezza. Evidentemente, anche chi sta più in alto crede che qui si respiri aria mafiosa, di una fierezza per pochi e una vergogna per tanti. Un evento di caratura così importante che viene sminuito in questo modo, che si svolgerà in una terra di “malandrini e fimminari”, dove anche la donna stessa se vogliamo perde un po’ di dignità con quello sguardo dell’uomo dietro di lei. 

La Sicilia è ben altro: è montagna, mare, strade illuminate la sera che rendono l’atmosfera romantica. È quel territorio che non puoi fare a meno di amare per il cibo che viene proposto, per la semplice ma caratteristica diatriba tra catanesi e palermitani sull’arancino (o arancina?), di una granita gustata in una panchina con il sole cocente ad illuminare gli occhi. Le bancarelle, una battuta sporca su cui poter ridere. Non c’è bisogno di raffigurare coppole, bretelle, sigarette e sguardi maliziosi: c’è gente che ha lottato contro questi simboli, rimettendoci pure la vita.

Arte e cultura, benessere e varietà paesaggistica unica al mondo: perché non rappresentare questo, se gli stereotipi dovevano essere cancellati?

Letttera Giovanni Ardizzone

Questa è la lettera che Giovanni Ardizzone, presidente dell’Ars, ha inviato al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Il tratto più importante è sicuramente quello in cui vengono prese le distanze da “uno spot, che non fa altro che alimentare i soliti stereotipi sui siciliani e che non giova a nessuno, tanto meno a un’Italia che intende ripartire”.

Non accetta questo nemmeno il Codacons, per cui è intervenuto il segretario nazionale Francesco Tanasi: “È un’offesa per tutti i cittadini siciliani perché chi ha commissionato questa locandina li ha disegnati come non sono, utilizzando stereotipi vecchi di decenni e superati che fanno male alla Sicilia e ai siciliani. È un’immagine impropria che descrive una Sicilia che non esiste, legata a stereotipi vecchi di decenni e superati. È un abuso alla Sicilia e ai siciliani. Ci hanno offeso tutti. Per questo motivo faremo un esposto alla Corte dei Conti affinché il costo della locandina venga addebitato a chi l’ha autorizzata e non gravi sulla collettività”.

Il Governo ha poi rimosso la fotografia che aveva lanciato nell’app viste le accese polemiche di tutta la politica siciliana e non solo.

Come si suol dire, evidentemente “cascau a facci n’terra”, con l’ennesima beffa di una terra martoriata e non rispettata da nessuno. Il cambiamento non è questo, anzi, è un passo indietro. Aumenta gli stereotipi, condiziona le menti, specchia una volontà di rimanere quelli di un tempo, senza cambiare.

Fermi, a fumare una sigaretta e a guardare una bella donna passare. Lei con lo sguardo consapevole e malizioso, lui con fierezza. Così è.