ALIMENA – “Sulle Madonie si potrà morire soltanto, caro ministro? Non le sembra una negazione della speranza e del futuro? Le scrivo da donna prima che da assessore alla Cultura e alle pari opportunità di Alimena, un piccolo comune madonita. E le scrivo a nome delle tante donne che oggi sentono in maniera prepotente la negazione di un diritto. Ovvero la scelta di far nascere i propri figli dove desiderano”.
È un passaggio della lettera che Mari Albanese, assessore comunale di Alimena nel Palermitano ha scritto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per chiederle di ricevere a Roma una delegazione di donne madonite. La chiusura di alcuni punti nascita ha fatto scattare le reazioni della popolazione locale che si troverà in grande difficoltà per poter raggiungere gli ospedali più vicini.
“Dovrebbe venirci a trovare, caro ministro – si legge ancora -, si accorgerebbe della bellezza e della complessità di questo fazzoletto di terra meraviglioso, tra le montagne e le colline. Borghi di una bellezza unica che agonizzano e muoiono ogni giorno a causa dello spopolamento, diretta conseguenza dell’emigrazione giovanile. Eppure ci sono tantissime famiglie che hanno scelto di resistere e di non abbandonare il nostro territorio. Famiglie alle quali sarà negata la possibilità di far nascere i propri figli a Petralia Sottana, nell’ospedale di Madonna dell’Alto”.
“Le chiedo di poter ricevere al Ministero una delegazione di donne madonite: di madri, di nonne, di figlie. Desideravo comunicarle che esiste un comitato pro-ospedale che si sta impegnando attivamente per chiedere e ottenere il diritto alla salute delle donne madonite e dei loro figli. E quando a muoversi è un territorio significa che c’è vita, respiro, voglia di riscatto. È dovere della politica ascoltare la società civile e interpretarne i bisogni e le richieste”.
E ancora “Lei è una donna, sono certa che non rimarrà insensibile dinanzi ad una nostra richiesta d’ascolto. Le parleremo anche del senso di completo abbandono che stiamo vivendo in queste settimane. Della paura di tante donne che stanno per diventare madri, che vivono nel terrore, che rimangono attaccate alla speranza che non cada giù il cielo. Donne alle quali piacerebbe incontrarla per raccontarle la necessita’ della riapertura del punto nascita di Petralia Sottana”.