Educazione alla prima infanzia disomogenea in tutta Italia: Sicilia tra le regioni con grave svantaggio, Catania fanalino di coda per posti disponibili

PALERMO – L’educazione alla prima infanzia, quindi asili nido e scuole dell’infanzia, è da sempre un tema al centro dell’interesse pubblico. Da sempre è riconosciuta fondamentale la sua funzione, soprattutto dal punto di vista conciliatorio tra l’impegni lavorativi dei genitori e la famiglia, ma sopratutto da quello relativo allo sviluppo cognitivo, emozionale e relazionale del piccolo.

La consapevolezza della funzione di stimolo – spiega l’Istat – alla socializzazione e all’apprendimento dei servizi per la prima infanzia a elevati standard di qualità, inizialmente limitata alla comunità scientifica e pedagogica nazionale e internazionale, si sta trasferendo in misura crescente alle famiglie, indipendentemente dalla classe socio-economica”.

L’Istat, tuttavia, all’interno del report sui nidi e i servizi educativi della prima infanzia, ci presenta che dal punto di vista pratico vi sono non poche difficoltà, sia dal punto di vista di carenza strutturale, che nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia rispetto al potenziale bacino di utenza, soprattutto nelle regioni del Meridione.

Nel report si legge chiaramente che pur in assenza di un reale incremento dell’offerta, per effetto del calo delle nascite nel nostro Paese, si è riscontrato un graduale miglioramento della copertura del potenziale bacino di utenza. Infatti, i posti nei servizi educativi rivolti alla prima infanzia coprono quote crescenti della popolazione di riferimento, i bambini con meno di 3 anni, passando dal 22,5% del 2013/2014 al 24,7% del 2017/2018. Ma se questo dato da un lato può farci ben sperare, rimane comunque al di sotto del parametro del 33% fissato dall’Unione Europea.

Ma se già la situazione nazionale, per quanto in miglioramento rimane sotto i canoni europei, quella relativa al Meridione, e ancora più alla Sicilia, è drammatica.

Le regioni del Mezzogiorno, a eccezione della Sardegna, si collocano sotto la media nazionale con una situazione di grave svantaggio in Sicilia, Calabria e Campania, dove la copertura del bacino di utenza è al di sotto del 10%.

Andando nel dettaglio relativo alla distribuzione dell’offerta all’interno delle aree metropolitane, la situazione di divario tra le città del Nord e quelle del Sud non migliora.

Catania, infatti, ha la maglia nera come capoluogo metropolitano per numero di posti autorizzati al funzionamento nei servizi socio-educativi per l’infanzia per 100 bambini di 0-2 anni, classificandosi 14esima su 14, con meno di 5 posti autorizzati.

Ma non sono migliori neanche le condizioni degli altri 2 capoluoghi metropolitani siciliani con la Città di Messina che si classifica 13esima, con poco più di 6 posti disponibili e 12esima Palermo con circa 8,0 posti disponibili.

Invece, per quanto riguarda le aree metropolitane recupera posti il Messinese, diventando la nona area metropolitana per posti disponibili, con circa 23,0 posti disponibili su 100 bambini.

Sale di qualche classifica anche il Catanese diventando la 12esima area metropolitana per posti disponibili, ma comunque maglia nera sul territorio Siciliano.

Altro dato interessante è quello relativo alla tipologia di servizi offerti. In Sicilia, infatti, sono offerti maggiormente i nidi e i micronidi e quasi totalmente assenti (1%) i centri bimbo-genitore.

Per quanto concerne la spesa dei comuni singoli o associati per i servizi educativi della prima infanzia vediamo un’omogeneità in negativo in Sicilia, con qualche comune virtuoso. Nelle province la spesa in media è inferiore a 600 euro per bambino.

L’Istat, però, fa notare in positivo come nei comuni a cavallo tra la provincia di Enna e Caltanissetta e nel Ragusano la spesa media per bambino è uguale o superiore a 1501 euro.

Infine, il fenomeno degli anticipi per quanto riguarda la scuola primaria è più diffuso al Mezzogiorno: nel 2017 la quota di bambini di 5 anni che accedono in anticipo alla scuola primaria è del 16% nelle regioni del Sud e del 13,5% nelle Isole, ben al di sopra della media nazionale (7,4%) e della quota riferita al Centro-Nord (3,4%).

Se approfondiamo il dettaglio territoriale dell’analisi vediamo che il fenomeno degli anticipi alla scuola primaria è particolarmente accentuato in alcune regioni del Mezzogiorno, le stesse che mostrano i più alti livelli di anticipi alla scuola d’infanzia, con quote quasi triplicate, rispetto a quella nazionale, in Campania (19%) e in Calabria (18,2%) e circa il doppio della media italiana in Sicilia (15,7%), Basilicata (14,3%) e Puglia (13,8%).

Probabilmente tale fenomeno di anticipo della scuola primaria potrebbe essere legato alla carenza di posti socio-educativi per l’infanzia disponibili nel territorio.