Obbligo del Green Pass come il nazismo, bufera su deputato dell’Ars: ecco cosa è successo

Obbligo del Green Pass come il nazismo, bufera su deputato dell’Ars: ecco cosa è successo

PALERMO – Si dibatte su un post del deputato siciliano di “Attiva Sicilia”, Sergio Tancredi, che sul proprio profilo privato di Facebook ha espresso la propria opinione sul possibile obbligo di Green Pass per alcuni esercizi e servizi pubblici.

Non è tanto l’opinione negativa sulla misura contro il Covid a destare l’attenzione collettiva, quanto il modo di proporla pubblicamente. Il deputato, infatti, ha pubblicato su Facebook una foto che risveglia ricordi storici orribili: il tatuaggio con i numeri che gli internati nei campi di concentramento e sterminio durante la seconda guerra mondiale erano costretti a mantenere a vita (il post è disponibile alla fine dell’articolo).

“A breve, per chi non si allinea… Magari pratica inserita in un DPCM! Sapevatelo”, sono le parole che accompagnano l’immagine. Pochi dubbi sul riferimento al Green Pass, che concederebbe l’accesso ad alcuni luoghi (compresi ristoranti al chiuso, palestre, cinema e teatri) solo alle persone vaccinate o, in alternativa, recentemente guarite o con tampone negativo entro 48 ore.

Non si può dire certo che si tratti della prima analogia di questo tipo sul web. Tuttavia, il fatto che provenga da un rappresentante delle istituzioni rappresenta un dato d’interesse che scatena il dibattito, sui social e non solo.

C’è chi condivide la paura di una possibile “deriva” mascherata da tentativo di limitare i contagi e chi, al contrario, si mostra indignato di fronte a un simile messaggio da parte di un rappresentante della politica. Gli appartenenti a quest’ultimo gruppo, però, sembrano essere più numerosi e i commenti continuano a crescere.

Al momento non risultano repliche dalle massime autorità siciliane sul caso.

Fonte immagine: Facebook – Sergio Tancredi Profilo Privato