MESSINA –Vasta operazione anticrimine condotta dalla Polizia di Stato di Messina che ha portato all’esecuzione di 52 misure cautelari emesse a carico di altrettante persone ed al sequestro di beni mobili, immobili ed altre utilità economiche. Il provvedimento cautelare dispone la misura della custodia in carcere per 26 indagati, quella degli arresti domiciliari per 13 soggetti e quella dell’obbligo di presentazione alla P.G. per 13 persone nonché il sequestro di immobili, appartamenti e garage-cantine, autoveicoli, motoveicoli e altre utilità economiche.
L’operazione, denominata “Market Place”, rappresenta l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla squadra mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, su un’ampia e struttura delinquenziale, formata da più cellule, dedita al traffico di sostanze stupefacenti e per lo più operante nel quartiere popolare cittadino di “Giostra” di Messina.
L’attività di indagine nasce dagli approfondimenti dell’agguato avvenuto il 25 gennaio del 2017 ai danni di due uomini, padre e figlio, i quali furono raggiunti da qualcuno che, a bordo di uno scooter, li ferì agli arti inferiori, sparando gli sparò contro, con un fucile.
Nella stessa zona il giorno dopo, veniva incendiata una Smart in uso al figlio, mentre pochi mesi prima, nel settembre del 2016, un parente dei due uomini, era rimasto vittima di un attentato analogo.
In quella zona di Messina si era già registrato, sempre nello stesso anno, un altro episodio all’interno di un bar, dove erano stati esplosi dei colpi d’arma da fuoco contro diversi soggetti che avevano precedenti. Attorno al quartiere cittadino, ruotavano infatti gli interessi di più cellule criminali che si contendevano la supremazia sul territorio per assicurarsi i migliori proventi derivanti dagli illeciti affari in materia di importazione e commercializzazione degli stupefacenti.
Grazie alle indagini dei poliziotti della squadra mobile, attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali, la visione delle immagini delle telecamere di osservazione, e i servizi dinamici sul territorio si è fatto luce sull’associazione criminale, operante nel rione messinese di Giostra, dedita alla gestione di un imponente traffico di droghe di varie tipologie, destinate ad essere immesse sul mercato messinese attraverso la creazione di una vera e propria “centrale dello spaccio”.
Questa struttura criminale era articolata in molti di “punti vendita” collocati nelle diverse palazzine del complesso, gestiti da vari associati e utilizzati sia per lo smercio al dettaglio ai tossicodipendenti, sia come base per la distribuzione degli stupefacenti a molti pusher, di regola anch’essi clienti, che provvedevano a loro volta allo spaccio al minuto per autofinanziarsi.
Il complesso popolare era strutturato come una vera e propria roccaforte munita di impianti di videosorveglianza che controllavano gli accessi permettendo, mediante schermi collocati all’interno delle abitazioni, di controllare la presenza delle forze dell’ordine. A questi metodi si aggiungeva poi il tradizionale “passaparola”, sia tra i “condomini” che tramite i clienti.
L’associazione poteva, avvalersi di un’ampia rete di fornitori indispensabile per garantire il costante flusso di sostanza stupefacente. “La Scampia di Messina”, è stata definita un collaboratore di giustizia.
Lo schema era sempre lo stesso: ricezione dell’ordine davanti alla porta di casa, l’attesa dell’acquirente sul pianerottolo e la consegna della droga sempre all’esterno dell’abitazione. In caso di impedimento temporaneo o permanente del “referente principale”, la distribuzione degli stupefacenti veniva gestita dagli altri membri della famiglia, sempre all’interno della stessa palazzina, o demandata ad altri soggetti che gestivano le altre piazze di vendita riconducibili allo stesso gruppo criminale.
A ricoprire il ruolo principale era l’uomo ferito nell’agguato (il padre) che, coordinava le diverse piazze di spaccio del comprensorio e gestiva il traffico illecito, curando l’approvvigionamento della droga, e le negoziazioni sui quantitativi e sui prezzi, decidendo se e a chi condonare un debito o concedere uno “sconto” per l’acquisto di droga e risolvendo altre eventuali problematiche, per lo più connesse ai controlli delle forze dell’ordine.
Ciascuno degli indagati era coadiuvato nell’attività di spaccio da altri componenti del gruppo familiare: il fratello, la moglie, la suocera (sorella di due collaboratori di giustizia) i cognati ed altri. Tutti i soggetti, al pari dei numerosi altri destinatari dei provvedimenti cautelari, fornivano il loro contributo all’associazione indirizzando i clienti, segnalando eventuali situazioni sospette e rendendosi protagonisti di alcuni episodi di cessione.
Coinvolto nell’operazione anche un uomo, già collaboratore di giustizia e raggiunto dalla misura cautelare del massimo rigore eseguita nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Predominio”.
Inoltre le investigazioni condotte evidenziavano l’esistenza di un’altra organizzazione criminale, anch’essa operante nel quartiere Giostra, dedita all’acquisto, alla detenzione ed alla cessione di sostanze stupefacenti dì vario tipo (cocaina, marijuana ed hashish) nonché allo spaccio al minuto di tali sostanze.
Capo promotore di tale associazione era da individuarsi in un soggetto, ed altri soggetti deputati a detenere lo stupefacente del gruppo, nonché a svolgere attività di spaccio al minuto, riscuotere i proventi dell’attività e di bonificare i luoghi ove potessero essere installate delle microspie. Un’associazione, quest’ultima, che, peraltro, poteva contare sulla disponibilità di armi da utilizzare per assicurare un efficace controllo del territorio e del mercato dello spaccio.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia, ha richiesto ed ottenuto, la misura cautelare del massimo rigore per 26 indagati, quella degli arresti domiciliari per 13 soggetti e quella dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per altri 13 individui.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto anche il sequestro preventivo di beni mobili (autovetture e motoveicoli), immobili (appartamenti, garage, cantine) ed utilità economiche presenti in conti correnti riferibili ai destinatari della misura cautelare. Il tutto per un valore complessivo di oltre 300.000 euro.
Un lavoro capillare tra gli investigatori della Squadra Mobile, unitamente al Servizio Centrale Operativo, sotto il diretto coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato che ha inviato a Messina numerosi equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania, dal Lazio e delle Squadre Mobili di Palermo, Reggio Calabria, Catania, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa ed Enna.
All’attività ha anche collaborato il personale dei commissariati di Pubblica Sicurezza Distaccati e Sezionali della Provincia di Messina, della D.I.G.O.S., dell’ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e di ogni altra articolazione della locale Questura nonché della Polizia Penitenziaria operante nelle Case Circondariali dove si trovavano già ristretti alcuni soggetti destinatari delle misure cautelari emesse.