ITALIA – Un gruppo di 30 cantanti donne si è riunito per la prima volta per eseguire una performance simbolica, diretta da Serena Ganci, intitolata “Ninna Nanna di tutti li matri“.
Questa esibizione è stata dedicata a una madre che ha perso il suo bambino in ospedale Pertini di Roma, a causa di un soffocamento dopo essere stata “costretta“ ad addormentarsi per via dell’estenuante travaglio.
La performance si è tenuta il 11 febbraio nel Cre.Zi.Plus dei Cantieri Culturali alla Zisa a Palermo. Questo flash mob culturale è un urlo collettivo e politico, con molte donne che parlano con una sola voce.
“Ninna nanna di tutti li matri” non è solo una performance, ma rappresenta la voce di tutti noi. Questo inno è dedicato a tutte le madri, imperfette come ogni essere umano, ai bambini mai nati, ai figli e alle figlie di nessuno, in lotta contro la discriminazione di genere che ancora permane nella nostra società e nei luoghi di cura.
L’evento rappresenta un grande atto di protesta non violenta, un flash mob culturale che diventa permanente, con l’obiettivo di immaginare un futuro migliore per le generazioni future.
La performance è stata definita un gesto di solidarietà, che vuole ribadire l’importanza di una società più inclusiva e rispettosa delle donne e dei loro diritti.
Il caso di Roma
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti sulla morte di un neonato di tre giorni avvenuta lo scorso 7 gennaio all’ospedale Pertini.
Il piccolo è deceduto per soffocamento: la donna si sarebbe addormentata durante l’allattamento.
Le parole del padre
Adesso a parlare è il padre del neonato: “Era sfinita dopo 17 ore di travaglio”.
Da lì l’accusa: “Abbiamo letto sul web i commenti di tante donne che hanno lamentato di essere state lasciate sole dopo aver partorito al Pertini. Tutte stremate dal parto. E tutte impossibilitate a prendersi cura come si dovrebbe di un neonato“.
“Era sfinita ma le hanno subito portato il piccolo per l’allattamento. E hanno anche preteso che gli cambiasse il pannolino da sola. Ma lei non si reggeva in piedi. Non si è potuta riposare“, aggiunge secondo quanto riportato dai colleghi de Il Messaggero.
“Quando ha scoperto tutto mi ha chiamato al telefono. Ma quando sono arrivato non c’era più nulla da fare. Non si è accorta che il bimbo stava male. Non l’hanno nemmeno svegliata“, sottolinea.
“Non sappiamo bene chi se ne sia accorto. All’1,40 di notte è stato dichiarato il decesso“, spiega.
“Non capiamo perché non hanno dato ascoltato le richieste della mia compagna, consentendole di riposare un po’ in tranquillità. Ci è caduto il mondo addosso all’improvviso. Siamo passati dall’essere le persone più felici della terra per l’essere diventati genitori al tormento d’aver perso tutto in un attimo“, conclude.
La replica dell’ospedale
“Ci sono indagini in corso, non possiamo scendere nei dettagli – dice il direttore sanitario aziendale Giuseppe Gambale – ma comprendiamo e rispettiamo il dolore dei genitori del neonato, abbiamo fornito agli inquirenti tutti i documenti e la cartella clinica utili all’inchiesta“.