ITALIA – Oggi è un’importante data anche per gli italiani: come da tradizione si festeggia il cosiddetto “martedì grasso“, che quest’anno è fissato proprio giorno 16 febbraio.
Ma perché l’evento in questione viene chiamato “grasso”? Risalendo alle origini, pare che il famoso martedì sia stato definito in tal modo perché durante questa data venivano consumati gli ultimi cibi gustosi rimasti nelle dispense delle case, che durante il periodo di Quaresima non si potevano mangiare per questioni di natura religiosa.
Il termine “grasso” dunque farebbe riferimento proprio alla qualità degli alimenti consumati, contenenti molti grassi. Tra questi un esempio potrebbe essere la carne, in genere non mangiata durante i giorni di Quaresima, ma soprattutto i dolci che come risaputo presentano un alto tasso di zuccheri.
Non solo. Il martedì grasso rappresenta anche l’ultimo giorno del Carnevale in Italia: si tratta dell’ultima occasione per sfoggiare maschere e costumi e andare a sfilare per le strade cittadine. Tradizioni che, sebbene per via del Covid non potranno essere vissute alla stessa maniera degli anni precedenti, la gente continua a rispettare.
Una maniera simbolica per mantenere viva una festa come quella in questione avviene sicuramente attraverso la preparazione di determinati piatti tipici. Nel Regno Unito per esempio oggi il martedì grasso, da loro detto “Shrove Tuesday“, si festeggia preparando i pancake (frittelle che possono essere dolci o salate) e organizzando delle vere e proprie abbuffate con essi.
In Italia primo tra tutti in quanto simbolo del Carnevale sono le famose chiacchiere, che a seconda della collocazione geografica assumono diverse denominazioni. Le chiacchiere, secondo alcune fonti, risalirebbero all’epoca romana quando, dopo aver preparato l’impasto con uova e farina, si friggevano nel grasso di maiale per festeggiare i Saturnali (corrispondenti al nostro Carnevale oggi).
In cosa consistono le chiacchiere: si fa un impasto di farina, burro, zucchero, uova e si mescola il tutto con qualcosa di alcolico come il liquore per esempio. Successivamente l’impasto si taglia a strisce friggendo poi il tutto nell’olio. Le strisce vengono in genere ricoperte da zucchero a velo. Bisogna ammettere che oggi vanno molto forti anche le varianti con la glassa al pistacchio o al cioccolato. Inoltre, in molti optano per la cottura al forno che risulterebbe più leggera e salutare.
Anche in Sicilia è molto viva la tradizione del Carnevale. A Catania per esempio un piatto molto ricercato in questo periodo è la pasta con i “cinque buchi“, in dialetto “cincu puttusa” (la ricetta): la forma della pasta rimanda a quella classica dei maccheroni che però, come suggerisce il nome, presentano cinque buchi (il buco centrale è più grosso rispetto agli altri laterali). La pasta viene generalmente condita con un sugo di carne macinata di vitello, a volte mescolato con la carne di maiale. A rendere speciale il tutto ci pensa il ragù, che viene cucinato già dal mattino per dare un grande sapore e un tocco di vivacità al piatto.
Fonte foto copertina Flickr.com
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