Teatro Stabile, P come Presidente e come Polemica

Teatro Stabile, P come Presidente e come Polemica

CATANIA Sul teatro Stabile piomba il presidente Rosario Crocetta. Arriverà in scena il prossimo venerdì il governatore gelese protagonista di un incontro, sul palco del teatro Verga, dal titolo “P come Poesia e anche come Presidente” e parlerà – con Salvo Fallica e con Nino Milazzo – della sua passione per Pasolini.

E Crocetta arriva – dopo gli strali dei vertici dell’ente contro la Regione – in piena bufera per quanto riguarda le sorti del teatro che, ormai da mesi, non paga i suoi lavoratori e che è stato formalmente sfiduciato dal consiglio comunale. Proprio sulla sfiducia si è aperto un vero e proprio scontro istituzionale tra il civico consesso e l’amministrazione comunale.

Piuttosto che agire conseguentemente all’atto di sfiducia – approvato con la presenza in aula di tre consiglieri del Pd – il primo cittadino ha espresso, con un lungo comunicato, apprezzamento per il lavoro del presidente Milazzo.

“Le difficoltà di gestione, non solo economiche, che attraversa lo Stabile – afferma Enzo Bianco – hanno origini antiche e varie che andranno affrontate. Il presidente non ha responsabilità gestionali e fra pochi mesi, a scadenza naturale, ci sarà un doveroso rinnovamento di alcune figure dirigenziali”.

Anche Bianco ha puntato il dito contro la Regione spiegando che nel 2008 il contributo proveniente da Palermo è sceso del 58%. Inoltre nella nota del Comune si accusa la Regione di non aver nominato nel collegio dei revisori il componente di spettanza.

Oltre alla solidarietà espressa da Bianco a Milazzo c’è stata anche quella dei capigruppo di maggioranza in consiglio che hanno attaccato i loro colleghi accusati di aver votato la sfiducia.

Per Sebastiano Arcidiacono di Sicilia Democratica non sono altro che “pelose solidarietà di alcuni capigruppo consiliari della presunta maggioranza che anziché dichiarare l’evidente incapacità a svolgere il ruolo a cui sono chiamati, si prestano a scagliarsi contro i loro colleghi rei solo di avere svolto legittimamente la propria azione di giudizio e controllo col confronto democratica dell’aula”.

Arcidiacono ne ha per tutti: “E che dire delle surreali affermazioni del vice segretario del Pd (Jacopo Torrisi; ndr)che guarda caso è anche vice presidente del teatro certamente per meriti culturali, ringraziare il sindaco del suo partito e i capi gruppo di maggioranza assenti dall’aula ma solidali, proprio quando il 50% del gruppo del PD ha votato in Aula la mozione sul teatro?”.

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Poi il consigliere di Sicilia Democratica punta i riflettori su chi vive mesi di angoscia: i lavoratori che “assistono increduli e sbigottiti ad una pantomima che si gioca sulla loro serenità e su quella delle loro famiglie”.

“Occorre prendere atto – aggiunge Arcidiacono – che da troppo tempo un partito/sindacato trasversale ha ipotecato le sorti del maggiore teatro cittadino a prescindere dai colori politici e delle Giunte che si sono susseguite negli anni”.

La proposta per uscire dalla palude avanzata dal consigliere è semplice: aumentare, nel prossimo bilancio, le risorse per il teatro attingendo ai fondi per i rimborsi per le trasferte e le missioni di assessori e consulenti.

Inoltre Arcidiacono invita Milazzo a parlare – piuttosto della passione pasoliniana di Crocetta – della “gravissima emergenza in cui versa la prestigiosa istituzione culturale per cui la Regione Siciliana ha certamente le maggiori responsabilità”.

Anche il presidente della commissione Bilancio Enzo Parisi sottolinea che “non si può pensare di gestire la cosa pubblica pensando di essere intoccabili o al di sopra di qualsiasi critica costruttiva, soprattutto dopo che i fatti ed i dati in nostro possesso dicono il contrario”.

Quindi Parisi auspica “il confronto verso tutte le componenti politiche e sociali cittadine ed è opportuno fare quadrato e lavorare sodo per il bene di una istituzione che rappresenta il fiore all’occhiello della città”.

Anche Ruggero Razza – ex vicepresidente della Provincia – interviene sull’affaire Stabile e afferma: Nino Milazzo è un galantuomo d’altri tempi, ma se non riesce a dire “fuori!” al carnefice del teatro, se lo trasforma in “ospite” (e a quali costi??). Non potrà rivendicare, con la schiena dritta, il diritto di questa istituzione di proseguire sul solco tracciato dalla sua tradizione”.