Cos’è il referendum sulle trivelle al di là dei condizionamenti

Cos’è il referendum sulle trivelle al di là dei condizionamenti

CATANIA – “Votare sì o votare no” questo è il dilemma che attanaglia tutti gli italiani a pochi giorni dal tanto vituperato referendum sulle trivelle. Ma di cosa tratta la consultazione popolare?

Il quesito del referendum riguarda solamente gas e petrolio estratti entro le dodici miglia (22,2 km) dalla costa. Non si riferisce, quindi, alle trivellazioni di gas e petrolio sulla terraferma e oltre le dodici miglia dalla costa.

Nello specifico, chi si recherà alle urne questa domenica leggerà questo quesito: 

«Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?».

Una domanda alquanto complessa che, nella sostanza, vuole dire: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”.

Perché è proprio di concessioni che si parla e cioè l’autorizzazione che ogni compagnia petrolifera può chiedere allo Stato per esplorare e costruire piattaforme in un determinato tratto di mare.

Nello sviluppo di un pensiero critico, bisognerebbe anche chiedersi quante sono le piattaforme entro le dodici miglia dalla costa. La risposta è 92, ma va precisato che solo 48 sono quelle eroganti (cioè che estraggono gas e petrolio). Le restanti servono per permettere a quelle 48 di funzionare. 

Queste 48 piattaforme sono state costruite perché lo Stato ha in passato concesso alle compagnie petrolifere il permesso di esplorare quei tratti di mare dove ora sorgono le piattaforme di estrazione. Ma nel 2015 è cambiato qualcosa perché è stata approvata la legge di stabilità per il 2016. Con la legge di stabilità 2016 lo Stato decide di non dare più concessioni per nuove trivellazioni entro le dodici miglia (22,2 km) dalla costa. Di conseguenza dal 2016 vengono impedite le nuove trivellazioni entro le dodici miglia, ma quelle già esistenti possono essere sfruttate finché non finiscono il gas e il petrolio da estrarre.

Ed è qui che sorge spontanea la domanda: è giusto concedere le concessioni? 

Grazie a queste informazioni dovrebbe essere chiaro, adesso, su cosa bisognerà pronunciarsi domenica 17. Nei prossimi giorni la redazione di Newsicilia.it farà un’analisi accurata delle ragioni del “sì” e di quelle del “no” così da permettervi di arrivare alle urne avendo sviluppato un’opinione propria e libera da condizionamenti.