CATANIA – “Poste Italiane non discriminateci“. E ancora. “Non siamo lavoratori di serie b“. È l’appello disperato dei lavoratori dell’agenzia di recapito Palma s.r.l., la più importante partner di Poste italiane in Sicilia oggi in protesta di fronte la prefettura contro i licenziamenti.
La società per azioni (capitale detenuto al 100% dallo Stato), riferisce il sindacato, ha revocato dal 30 settembre la commessa alla ditta Palma con la motivazione di voler internalizzare il servizio. Con la chiusura dell’appalto a trovarsi in mezzo alla strada senza più un lavoro 42 padri di famiglia. L’azienda ha già avviato una procedura di mobilità. “Io ho moglie e due figli disoccupati da mantenere” – ci dice uno dei portalettere.
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“È un settore non in crisi ma in forte crescita – spiega Antonino Gelardi, rsu Cgil – basta pensare che il 65% delle raccomandate hanno come mittente Agenzie delle Entrate, Inps e Enel. Quindi sono tutti solleciti per morosità. In un periodo di crisi la gente non riesce a pagare e le cartelle sono aumentate. Nel 2000 consegnavamo 3.500 raccomandate, oggi superano gli 8.000 pezzi. Il lavoro c’e e noi abbiamo il diritto di lavorare”.
E non mancano le conseguenze per il cittadino che vede sempre più abbassarsi la qualità del servizio. “Ci potrebbero essere dei ritardi nella consegna delle raccomandate – avvertono i lavoratori -. I postini in questi giorni saranno pieni di lavoro”.
Davide Foti, segretario generale Slc Cgil presente al sit-in ci dice: “Il 9 ottobre avremo un incontro al Mise. Ci batteremo per far applicare la direttiva 23 del 2001. Una normativa europea sui cambi d’appalto che l’Italia non ha mai recepito. Nel senso: tu vuoi internalizzare il servizio lo puoi fare ma ti devi prendere il personale”.