I minori senza scuola ignorati dalla Regione

I minori senza scuola ignorati dalla Regione

CATANIA – “Il diritto all’istruzione fa parte del più alto diritto dei minori perché è fondamentale per la loro crescita e per la formazione di cittadini consapevoli. Sul territorio nazionale registriamo un livello alto di dispersione scolastica e dove c’è dispersione aumenta il pericolo di devianza minorile, in particolar modo nel nostro territorio”.

Queste le parole del presidente del tribunale dei minori di Catania, la dottoressa Maria Francesca Pricoco, pronunziate a margine di un incontro tenutosi a Palazzo degli Elefanti a metà luglio per la ratifica di un protocollo contro la dispersione scolastica nato dalla collaborazione tra Comune, Provveditorato, Centri per l’impiego e, per l’appunto, Tribunale.

pricoco

Il presidente del tribunale dei minori Maria Francesca Pricoco con il sindaco Enzo Bianco

I DATI – A Roma la percentuale dei minori arrestati in base alla popolazione residente è dello 0,923% e a Catania è dello 0,725 %. Un dato che colloca la città etnea al secondo posto a livello nazionale per quanto concerne la devianza minorile.

Inoltre il distretto della corte d’appello di Catania annovera ben quattro tribunali per i minori (Catania, Siracusa, Ragusa e Cesarò – San Fratello), mentre a Roma vi è soltanto un tribunale per tutta la regione Lazio.
Il rapporto tra ingressi nei centri di prima accoglienza e popolazione minorile imputabile è nel distretto di Roma del 2,571% e in quello di Catania dell’1,683%.

LA DISPERSIONE – “Per sconfiggere la mafia serve un esercito di maestri elementari”. La celebre frase dello scrittore Gesualdo Bufalino sintetizza la forza dell’istruzione contro le spire della criminalità organizzata e fa tornare prepotentemente sul banco la questione della dispersione scolastica.

A Catania, in alcune zone della città, i numeri sono particolarmente elevati e per questo motivo il provveditorato agli studi ha istituito una task force di operatori, coordinati dalla dottoressa Rosita D’Orsi, per studiare e contrastare il fenomeno.

Librino

Un palazzo del quartiere Librino

“Se analizziamo scuola per scuolaafferma Rosita D’Orsici sono gravi disagi, indubbiamente i problemi maggiori insistono nel passaggio tra la scuola media e la scuola superiore, una fase in cui l’evasione e gli abbandoni aumentano. Per quanto concerne la scuola primaria i livelli di dispersione sono piuttosto bassi, torno a ribadire che la situazione più problematica è quella della secondaria di secondo grado dove vi sono anche picchi del 25% di evasione”.

IL CASO – Librino, spesso vittima del luogo comune, rappresenta un caso emblematico. L’evasione si attesta sui livelli delle altre zone della città, mentre aumenta il picco che si registra nel passaggio tra medie e superiori, questo perché mancano le alternative. Infatti in un quartiere così vasto manca sia una scuola superiore sia un’istituzione che offra corsi di formazione professionalizzante.

“Occorre che le istituzionispiega la dottoressa D’Orsi accompagnino gli studenti verso il successo formativo. Abbiamo oltre 1400 alunni l’anno che si iscrivono a corsi di formazione ma più della metà non riesce a frequentare in maniera corretta”.

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE –  Nel caso di Librino un minore, una volta finite le medie, ha residue possibilità di proseguire un percorso di studi in maniera agevole e ciò non può che far allungare i tentacoli della devianza che trae linfa dall’ignoranza.

La mancata partenza dei corsi di formazione professionale è stata oggetto di attenzione anche del presidente del tribunale dei minori, la dottoressa Pricoco, la quale ha dichiarato che “la situazione è preoccupante e il fatto di non essere stati attivati ha determinato una fortissima dispersione che coincide con la fascia d’età più a rischio che si attesta tra i 14 e i 18 anni, proprio l’età in cui la possibilità di devianza è più alta. Occorre rispettare il futuro di questi ragazzi”.