Il Pd in Sicilia come Don Abbondio: cronaca di un cammino pavido

Il Pd in Sicilia come Don Abbondio: cronaca di un cammino pavido

PALERMO – “Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro”.

E questo Partito Democratico – al governo della Sicilia prima nella fase terminale con Lombardo e poi con il fortemente voluto Crocetta – non è forse un don Abbondio che svincola alle proprie responsabilità?

Dice bene Nello Musumeci che cita proprio il personaggio manzoniano ricordando il clima prima del Crocetta ter quando in aula alcuni deputati Pd avevano assicurato sostegno per la sfiducia del presidente salvo poi tirarsi indietro.

La rivoluzione del presidente della Regione è rimasta lettera morta. In due anni e mezzo vi sono stati tre cambi di governo e fino a pochi mesi fa quasi tutto il Pd era sul punto di mollare Crocetta salvo poi fare dietrofront dinanzi a un rimpasto di giunta per salvare le poltrone.

Lo stesso Pd ha imbarcato al proprio interno nemici storici e giurati e nel catanese, con l’ingresso degli ormai ex di Articolo 4 che hanno una storia anni luce distante da quella della sinistra, è scoppiata la rivoluzione tra gli iscritti.

Ma nel catanese c’è chi come Enzo Bianco benedice il “matrimonio”: la sua probabile rincorsa per la presidenza della Regione partirebbe da questa alleanza.

Fausto Raciti – segretario del Pd isolano – dopo la debacle registrata ieri in aula con la bocciatura del ddl delle province cerca di mettere una pezza e convoca, l’ennesimo, vertice di maggioranza.

Ma dinanzi a un fallimento del genere quali poteri miracolosi può avere un vertice?

L’introduzione dei liberi consorzi e delle città metropolitane – sbandierata in tv da Giletti – era il cavallo di battaglia di Rosario Crocetta. L’uomo venuto da Gela per scardinare il sistema aveva individuato negli enti intermedi la panacea di tutti i mali e di tutti gli sprechi.

Dopo oltre due anni di commissariamento nulla è cambiato. Si sono avvicendanti soltanto gli uomini scelti dal presidente alla guida delle varie province senza uno straccio di cambiamento e con la democrazia praticamente bloccata.

E questo pasticcio sta pesando non sugli equilibri politici ma sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori delle province. Però è troppo facile scaricare tutte le colpe su un uomo solo: adesso, il Pd dovrà smettere i panni di Don Abbondio e compiere delle scelte conseguenziali perché la Sicilia ha bisogno di ben altro.