Emergenza migranti a Lampedusa, Claudio Baglioni dice la sua: “È una storia lunga 30 anni”

Emergenza migranti a Lampedusa, Claudio Baglioni dice la sua: “È una storia lunga 30 anni”

LAMPEDUSA – Se a Lampedusa avessimo messo mani e pensieri 25-30 anni fa, forse non saremmo arrivati a questo“. Lo ha affermato Claudio Baglioni, facendo riferimento alla situazione di emergenza che si vive sull’isola siciliana, a causa della notevole affluenza di migranti.

Il cantautore romano ha sentito l’esigenza di intervenire nel dibattito considerando anche che per dieci anni, attraverso il festival O’ Scià, si è impegnato in prima persona a Lampedusa per sensibilizzare sulla questione dei migranti, degenerata nella ultime settimane.

Bisogna trovare una soluzione

È una storia lunga 30 anni, ma non possiamo cambiare la geografia. Bisogna solo attrezzarsi a poter trovare una soluzione, senza che questi argomenti diventino ancora una volta materia per scopi elettorali, perché altrimenti non se ne viene fuori“. Queste le parole di Baglioni a seguito della prova generale del suo nuovo tour “aTUTTOCUORE”, che il 21 settembre lo vedrà protagonista allo stadio centrale del Foro Italico a Roma. “Questa è una questione che tocca tutti, ma nessuno ha mai messo in atto una soluzione vera“, prosegue.



L’amarezza a seguito del festival O’ Scià 

Nonostante il festival O’ Scià abbia riscosso negli anni molto successo anche al di fuori dei confini italiani, Baglioni non ha nascosto il suo senso di delusione: “Con quella rassegna abbiamo cercato di dire a un’opinione pubblica che era lontana che quelle cose accadevano già venti anni fa. Ma alla fine mi sono sentito sconfitto: i contributi bisognava faticarseli ogni anno e quella è stata un po’ una delusione perché pensavamo di aver costruito qualcosa di diverso e di importante, che andavo oltre il torneo di bocce con il quale eravamo in gara per gli stessi fondi.

Mi sono sentito sconfitto perché non è cambiato niente. E nel mondo non c’è solo Lampedusa perché le persone si muovono in cerca di situazioni migliori per la loro vita. Non possiamo condannare chi lo fa e non possiamo nemmeno condannare chi non ne può più. Come la guerra: vincono solo i potenti, il popolo coglione deve solo cercare di scansare la palla di cannone“.