Presentazione di “Ragazzi che sparano. Viaggio nella devianza grave minorile”

Presentazione di “Ragazzi che sparano. Viaggio nella devianza grave minorile”

CATANIA – Il 30 giugno nei locali del museo del  Castello Ursino, si è svolta la presentazione del libro “Ragazzi che sparano. Viaggio nella devianza grave minorile“, testo scritto da Giacomo Di Gennaro e Maria Luisa Lavarone (l’introduzione invece è a cura di Marco Valentini), mentre l’incontro è stato organizzato dall’associazione no profit “Associazione Culturale Bene Sociale Biesse“.

I relatori di giornata

Dopo i classici saluti istituzionali da parte della presidente dell’associazione Biesse Bruna Siviglia, si è passati agli interventi che spiegassero sia il contenuto del testo, che le esperienze stesse vissute dai protagonisti: l’autrice del libro e docente accademico di Pedagogia Sperimentale all’Università degli Studi di Napoli Partenope Maria Luisa Iavarone, l’altro autore anch’egli docente accademico di Sociologia Giuridica e della Devianza all’Università degli Studi di Napoli Federico II Giacomo Di Gennaro e in conclusione è intervenuto il presidente del Tribunale per i minorenni di Catania Roberto di Bella, fra l’altro già autore nel 2019 del libro “Liberi di scegliere. La battaglia di un giudice minorile per liberare i ragazzi della ‘ndrangheta“.

Moderatore dell’incontro è stato il giornalista e presidente provinciale dell’Ussi Daniele Lo Porto.



Le tematiche del libro

Il libro incomincia, come del resto ne sono originari i loro autori, con l’analisi della più grande città del meridione d’Italia con tutte le sue problematiche: l’area metropolitana di Napoli, senza però dimenticarne dentro il dibattito svolto le statistiche critiche un po’ in tutta l’area dell’Italia Meridionale compresa la Sicilia, analizzando le devianze gravi minorili con statistiche, esperienze e testimonianze, problematiche da ricercare nella povertà, dispersione scolastica, lavoro sottopagato, fenomeno dei neet ( questa categoria rappresenta tutti i giovani che pur potendo provare una scelta, che sia lo studio o il lavoro, di fatto non compiono nessuna di queste); tutto questo “terreno fertile”, ha portato alla crescita di tutte le attività illegali, che vengono fraintese per qualcosa di “meno complesso”, senza percepire che si traducono in un vortice rischioso.

I relatori hanno spiegato, però, che comunque esistono delle speranze di rieducazione sia all’interno delle carceri, che in un momento post carcerario, entrando nel contrasto al pensiero criminogeno prim’ancora che all’azione criminale in sé grazie allo sforzo sia delle istituzioni, che di tanti professionisti del settore.