Mafia, chi sono i sei complici di Matteo Messina Denaro arrestati. Spunta la lettera di una donna

Mafia, chi sono i sei complici di Matteo Messina Denaro arrestati. Spunta la lettera di una donna

CAMPOBELLO DI MAZARA – Sono sei i favoreggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro arrestati dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale. Tutti accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Grazie alle indagini delle Forze dell’Ordine è emerso che il boss è stato costantemente supportato da varie persone durante la latitanza, che gli hanno permesso di spostarsi nel territorio in relativa sicurezza.

La lettera di “Diletta” al boss

A casa di Rosalia, sorella del boss, gli investigatori hanno trovato un biglietto rivolto a Messina Denaro da parte di una donna che si firmava Diletta per non essere riconosciuta, all’interno del quale è possibile leggere: “Penso che qualsiasi donna nell’ averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione… ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un podi serenità e io farò di tutto per aiutarti. Sei un grande anche se non fossi MMD. Tua Diletta“, si conclude così il biglietto.

Il nome con cui la donna si firma non dovrebbe essere quello effettivo, secondo gli investigatori l’emittente di questo messaggio sarebbe Lorena Lanceri, che è stata arrestata oggi con il marito Emanuele Bonafede per favoreggiamento del capomafia. La donna nelle sue comunicazioni con Matteo Messina Denaro avrebbe usato il nome in codice per nascondere la sua vera identità.

Chi sono i complici di Messina Denaro arrestati oggi 

Sempre oggi, per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dal metodo mafioso, sono stati arrestati Emanuele Bonafede, la moglie Lorena Ninfa Lanceri e il nipote del boss Leonardo Bonafede. La conduzione delle indagini è stata affidata al procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, all’aggiunto Paolo Guido e ai pubblici ministeri Piero Padova e Gianluca De Leo.

Secondo le autorità, la coppia composta da Emanuele e Lorena, ha regolarmente ospitato il padrino latitante nella loro casa di Campobello di Mazara per un lungo periodo di tempo. Il boss avrebbe usufruito di pasti e alloggio nell’appartamento dei coniugi, entrando e uscendo senza essere notato grazie alle precauzioni prese dai Bonafede per evitare l’attenzione delle Forze dell’Ordine.

La moglie di Emanuele Bonafede, Lorena Lanceri – come prima raccontato -, sarebbe stata coinvolta nella comunicazione con il boss e le persone vicine a Messina Denaro. Emanuele Bonafede è il fratello di Andrea Bonafede, arrestato in precedenza per aver procurato prescrizioni sanitarie al capomafia tramite il medico Alfonso Tumbarello, anch’egli in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Emanuele è anche cugino di un altro Andrea Bonafede, un geometra di Campobello che ha fornito l’identità a Matteo Messina Denaro per aiutarlo ad accedere alle terapie oncologiche.

Arresti dalla cattura del boss ad oggi

Da quando il boss è stato catturato il 16 gennaio scorso, diverse persone sono state arrestate, tra queste ci sono Giovanni Luppino, l’autista che ha accompagnato il boss alla Clinica La Maddalena per la sua chemioterapia nel giorno dell’operazione che ha posto fine alla sua trentennale latitanza; Andrea Bonafede, il geometra che ha fornito l’identità a Messina Denaro, il cugino omonimo che avrebbe fatto avere al boss le prescrizioni mediche necessarie per le sue cure, suo fratello Emanuele, arrestato oggi insieme alla moglie Lorena Lanceri e infine Alfonso Tumbarello, il medico che ha prescritto farmaci e analisi al padrino trapanese.

Secondo i pubblici ministeri questi soggetti hanno permesso al boss di spostarsi in relativa sicurezza – anche utilizzando più mezzi -, gli hanno permesso di accedere sotto mentite spoglie alle indispensabili cure del Servizio sanitario nazionale, di acquistare sotto falso nome una casa da adibire a covo e una macchina. Le indagini per individuare altri complici di Matteo Messina Denaro continuano.

In foto Matteo Messina Denaro al momento dell’arresto alla Clinica La Maddalena