La condizione della sanità in Sicilia non è più tollerabile. Ci sono dei bisogni a cui bisogna dare presto una risposta. Stop al precariato in Sanità per medici e professionisti, la loro assunzione non si può più rimandare perché da anni lavorano in un clima di assoluta incertezza. I primi a pagarne le spese sono i malati e le loro famiglie. Lo ho detto a chiare lettere, in rappresentanza di tutti i presidenti degli Ordini siciliani, incontrando il premier Renzi a Catania sui temi della sanità pubblica in Sicilia. I nostri ospedali sono già in grande sofferenza in termini di risorse economiche ed umane, senza il lavoro dei precari sarebbero al collasso, bisogna trovare una soluzione, qualunque essa sia purché la si trovi.
Il 40 per cento dei siciliani è a rischio povertà e vive una condizione di disagio profondo. I piani di rientro per il contenimento della spesa delle Regioni non presentano criteri chiari, capaci di garantire alle fasce a basso reddito la gratuità delle prestazioni sanitarie necessarie. La Costituzione è inclusiva e assicura le cure gratuite agli ‘indigenti’. Tale deve essere per tutti, da Milano a Palermo. È necessario ridisegnare alcune fasce di reddito affinché anche i più poveri abbiano la possibilità di curarsi. Tutti i presidenti Omceo chiedono innovazione.
In Sicilia ci sono tanti poli di eccellenza così come ci sono ospedali fatiscenti e con apparecchiature obsolete. L’eliminazione di un gran numero di procedure diagnostiche, spesso ripetute per scarsa efficienza delle apparecchiature obsolete, permetterebbe un grande risparmio. Un ammodernamento della tecnologia potrebbe eliminare ritardi, sprechi e duplicazione di esami, con un risparmio notevole. Un investimento che verrebbe presto ripagato in produttività, qualità dei servizi e soprattutto in sicurezza per i malati.
Il servizio sanitario nazionale resta uno dei migliori al mondo, abbiamo anche tutti gli strumenti che servono per allineare la qualità dei servizi in tutte le regioni, compresa la Sicilia. Tutti i presidenti degli Ordini si dicono d’accordo ad una pianificazione centrale ma che sia a garanzia di regole certe e durature nel tempo e di un nuovo modello di sanità imperniata su una governance nazionale solo per sfruttare al meglio le migliori pratiche delle amministrazioni regionali, che esistono e pochi conoscono. Meccanismi di valutazione e sanzioni potranno essere gli strumenti di verifica dell’efficienza e di stimolo a una maggiore qualità dei sistemi sanitari territoriali, così come succede in altri Paesi europei.