La chirurgia bariatrica come approccio terapeutico all’obesità

La chirurgia bariatrica come approccio terapeutico all’obesità

Massimo Buscema

L’obesità è in aumento in tutto il mondo, secondo i dati dell’International Obesity Task Force oltre 1 miliardo di persone adulte sono in sovrappeso e circa 310 milioni sono obese. Il dilagare dell’eccesso ponderale ha un’importante impatto socio-sanitario in quanto i pazienti obesi hanno un rischio più elevato di sviluppare numerose patologie ed un’aspettativa di vita ridotta (circa 9 anni in meno per le donne e 12 per gli uomini). Tutto ciò si traduce in 1 milione di morti l’anno e 12 milioni di malati l’anno ascrivibili all’obesità.

La terapia è spesso difficile, poiché come viene sottolineato negli standard di cura italiani “l’obesità è una patologia cronica ad eziopatogenesi complessa per la quale non esiste una strategia monodirezionale efficace specie a lungo termine”.

L’approccio terapeutico di primo livello è sicuramente di tipo medico, basato sulla terapia dietetica e sull’implementazione dell’attività fisica; a volte è possibile il ricorso alla terapia farmacologica (che ad oggi ha ben poche armi su cui contare). Il trattamento medico ha spesso un risultato non soddisfacente sia nel breve periodo, per la difficoltà ad ottenere un decremento ponderale efficace, sia nel lungo periodo per la difficoltà nel mantenimento del risultato quando questo viene raggiunto.

Oggi la chirurgia dell’obesità (bariatrica) rappresenta una scelta terapeutica che trova indicazione in quei pazienti che hanno tra i 18 ed i 60 anni (interventi al di fuori di tale range d’età sono da riferire a casi selezionati), sono affetti da obesità grave (BMI >40 kg/m2) oppure da obesità moderata (BMI >35 kg/m2) associata a co-morbilità ed in cui il trattamento medico abbia fallito.

La chirurgia bariatrica prevede interventi che mirano soprattutto a limitare l’introduzione di cibo con un’azione prevalentemente meccanica (restrittivi) riducendo il volume dello stomaco per ottenere più rapidamente il senso di sazietà, tra questi ricordiamo il bendaggio gastrico regolabile, la sleeve gastrectomy (resezione gastrica) e la gastroplastica verticale. Vi sono interventi in cui oltre al restringimento dello stomaco viene modificata l’anatomia del primo tratto dell’intestino con parziale malassorbimento di alcuni nutrienti come nel bypass gastrico ed interventi che riducono fortemente l’assorbimento dei nutrienti (malassorbitivi) come nella diversione biliopancreatica.

La terapia chirurgica è in grado di produrre una significativa riduzione del peso corporeo (che può essere più o meno importante in relazione al tipo di intervento). Nella maggioranza dei pazienti trattati questo calo ponderale si accompagna ad un miglioramento delle patologie associate e ad una riduzione del rischio di mortalità (riduzione stimata del 25% a 10 anni).

Le linee guida raccomandano che tale chirurgia venga eseguita in centri Interdisciplinari dove l’endocrinologo, il chirurgo, la dietista, il nutrizionista, lo psicologo e tutte le figure mediche specialistiche necessarie nel gestire le patologie associate all’obesità e le eventuali complicanze relative all’intervento possano collaborare per selezionare i pazienti e seguirli in quello che è un percorso che inizia prima dell’intervento e prosegue nel post-intervento e negli anni successivi per il follow-up.

L’adesione del paziente nel seguire questo percorso è fondamentale per ottenere il risultato medico e per ridurre al minimo le complicanze che possono presentarsi in questo tipo di chirurgia.