DUE SICILIE

DUE SICILIE

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

Le più estese regioni d’Italia hanno solitamente due città rivali, basti pensare a Pisa e Firenze, Napoli e Salerno, Ferrara e Bologna; tra queste senza dubbio non potevano mancare Palermo e Catania.

Tutt’oggi non è chiaro il motivo di questa rivalità: forse l’orgoglio, il calcio, il cibo, l’invidia per le bellezze naturali e artistiche… sembra un mistero.

Se un turista si trovasse a Palermo o Catania, si accorgerebbe subito che basta pronunciare il nome della città “opposta” per far arrivare un’ondata di gelo anche in agosto.

Il classico visitatore, notando questa rivalità, prova a chiedere il perché, ma come si può immaginare, vengono date tante risposte che non significano niente; si cerca di far fronte ad un maremoto con una barca a vela.

Forse per capire i motivi di questo contrasto, bisogna tornare alle origini delle due città: Palermo, fondata dai Fenici sul versante occidentale dell’isola, è cresciuta a stretto contatto con il Nord Africa e le culture limitrofe, assimilando quella araba. Sebbene porti un nome greco (Pan Ormos, tutto porto), fino alla dominazione degli Imperatori non ha avuto un grande ruolo, trovando invece la gloria con la dominazione araba e con quella normanna di Federico II di Svevia. È vecchia di millenni, apparentemente uguale a se stessa, sebbene nel tempo si siano succeduti vari stili architettonici; i suoi abitanti mostrano un po’ questa stessa molle eleganza, questa lentezza nel cambiamento che non è pigrizia, ma accettazione del destino, da bravi eredi di una città che è stata ed è tuttora la Capitale.

Sul versante opposto, ai piedi dell’Etna c’è la greca Catania. Fin dal nome (da Katanaioi, popolazione greca che la abitò dopo i Cartaginesi), passando poi per lo sviluppo originario del centro storico e arrivando infine alla mentalità, Catania porta impresso il marchio della cultura mediterranea. Le tracce arabe sono inesistenti rispetto al capoluogo siculo, a favore di quelle greco-romane, paleocristiane e spagnole; i catanesi hanno nel DNA uno spirito combattivo, intraprendente che li rende vivaci, dinamici, molto forti e forse presuntuosi, a causa di terremoti ed eruzioni che per secoli hanno seminato distruzione e morte.

Anche i dialetti sono molto distanti: quello palermitano ha una cadenza marcata, in molte parole viene aggiunta la i, è più lento nel parlato a differenza di quello catanese, caratterizzato a sua volta da termini molto coloriti e fantasiosi (ad esempio “pacchione”, a Palermo usato per indicare una persona in sovrappeso, a Catania invece per lusingare una bellissima donna); le due città hanno persino culture culinarie differenti, basti pensare alle “poppette di cavaddu” catanesi contro il “pane ca meusa” palermitano. Due città, e dunque, due Sicilie.

il “pane ca meusa” palermitano

le “poppette di cavaddu” catanesi

Salvatore Rosario Lanzafame 5C – I.I.S. “E. Fermi – F. Eredia” – Catania