“Intervista al Generale Ridinò”, secondo appuntamento: la confusa posizione dell’Unione Europea

“Intervista al Generale Ridinò”, secondo appuntamento: la confusa posizione dell’Unione Europea

Ed eccoci al secondo appuntamento con il Generale Giovanni Ridinò, esperto di Tensioni e Conflitti fra Nazioni, con il quale tratteremo la “Confusa Posizione dell’Unione Europea” riguardo al: “Armiamoci in tempo per prevenire ipotetici attacchi di Putin ai Paesi Europei e addirittura inviare soldati in Ucraina per aiutare Zelensky a contrastare le avanzate russe”. In buona sostanza, la Presidente Ursula Von Der Lyen, pare che abbia rispolverato la fraseIgitur qui desiderat pacem, praeparet bellum”, che, tradotta letteralmente, vuol dire “Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra”.

  • Signor Generale Ridinò, buongiorno, siamo al secondo appuntamento per l’intervista sulla delicata situazione dei conflitti nel mondo con una prima domanda: Ma l’Europa continua ancora imperterrita a stare dalla parte di Zelensky, non pensando affatto di condividere accordi e trattative di pace? 

  • Buongiorno a lei e a tutti i lettori. L’Europa, uscita dalle recenti elezioni, non ha voluto comprendere le spinte conservatrici arrivate da più parti ed ha assunto atteggiamenti di sfida su più fronti, snobbando la nuova amministrazione americana da una parte e mostrando la sua avversità verso la Russia, continuando a minacciare nuove sanzioni o a mantenere quelle già in atto anche in caso di accettazione di una tregua sui campi di battaglia. Il nuovo corso statunitense sta ora chiedendo agli europei  il conto di anni di ipocrisia  in cui i Paesi del vecchio continente si sono crogiolati ed hanno approfittato dell’ombrello americano per assicurare la loro difesa, limitando il loro impegno economico nell’ambito dell’alleanza atlantica.

  • E la Ursula tedesca che si sente offesa perché esclusa da qualsiasi trattativa, assieme a Macron?

  • L’Europa della Ursula Von Der Leyen, scornata dalla mancata convocazione al tavolo delle trattative per porre fine al conflitto russo-ucraino, minaccia un riarmo di dimensioni spropositate per fronteggiare il pericolo proveniente dal presunto imperialismo della nuova Russia. Con la scusa del potenziamento della difesa europea sembra esserci sotto  il tentativo, come al solito, di dare una mano alla Germania in crisi, tanto cara alla presidente della Commissione Europea. Del resto l’industria della difesa, in questi momenti di crisi globale, appare sempre un buon “business” per tutti i produttori di armi. Il concetto di difesa europea nasce dopo la fine della II Guerra Mondiale, senza mai riuscire ad assumere un assetto definitivo e concreto. Del resto le forze in campo sono sempre le stesse a cui si vuole dare il doppio cappello NATO ed europeo. Il nuovo protagonismo Franco-Inglese con l’iniziativa dei “volenterosi”, che spingerebbe ad inviare truppe in territorio ucraino, rischia di inasprire i rapporti russo-europei da una parte, mentre tende a fare assumere ai due Paesi promotori il ruolo di protagonisti nella successiva spartizione della torta della ricostruzione post conflitto. Dopo la recente riunione, lo sforzo bellico di uomini e donne si ridurrebbe a qualche centinaio di “istruttori” per preparare l’esercito ucraino del futuro. Un minimo sforzo in vista di un lauto guadagno!

  • Ma l’Europa, non mostra affatto capacità di alta diplomazia, bensì di mandare aiuti militari all’Ucraina

  • In tutto questo frangente, in cui il decisionismo trumpiano sembra dettare l’agenda, l’Europa appare balbettante, ondeggiante (tra protagonismi muscolari, che non ha, e apertura verso l’estremo oriente cinese nel tentativo di staccarsi dal giogo statunitense) senza idee, senza una guida concreta. Kissinger sbeffeggiava questa situazione chiedendo quale numero di telefono avrebbe dovuto comporre per parlare con l’Europa!  Non abbiamo più avuto i grandi visionari capaci di guardare ad un’Europa dallo stretto di Gibilterra agli Urali ed oltre.

  • Trump, invece, agisce a 360 gradi nella ripresa dei rapporti d’Intesa con Paesi arabi?

  • A sud, in particolare, la presenza degli States tende a rafforzare i rapporti con l’Arabia Saudita, uno dei principali interlocutori per concretare “Gli accordi di Abramo” ed il riconoscimento dello  Stato di Israele. Un passo veramente decisivo verso la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Stati arabi che potrebbe costringere all’angolo anche l’Iran, con una riduzione significativa dell’attivismo terroristico dei vari gruppi in funzione anti israeliana. L’aiuto dell’attuale amministrazione statunitense continuerà ed il sostegno all’azione di Netanyahu continuerà con maggiore supporto per rispondere anche all’impegno assunto con il mondo della finanza ebraica che ha sostenuto la campagna elettorale di Trump. Sembra, infatti, che il capo della Casa Bianca abbia conferito al Premier israeliano pieni poteri decisionali, attribuendogli l’autorità di adottare qualsiasi misura ritenuta opportuna per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Gli ultimi avvenimenti sembrano evidenziare qualche spiraglio nell’attuale guerra di Israele contro hamas e hezbollah. Sono apparse, da una parte, le prime proteste del popolo Palestinese contro il gruppo terroristico che continua a tenere il popolo di Gaza sottomesso al loro potere e considerato “carne da immolare alla causa” per suscitare la riprovazione internazionale verso Israele.

Dopo il suddetto esame, basato sulla situazione di stallo europea, quest’ultimo argomento lo riprenderemo al prossimo appuntamento, sempre con il Generale Ridinò, per esaminare, anche, gli equilibri e i conflitti internazionali che minacciano persino l’economia mondiale.

Articolo a cura di Giuseppe Firrincieli

Se vi siete persi il primo appuntamento dell’intervista al Generale Ridinò, con focus preliminare sulla situazione geopolitica mondiale, potete leggerlo cliccando qui.