SICILIA – Cinisi (Palermo), 9 maggio 1978. È la data in cui perde la vita una delle più iconiche e giovani figure della lotta alla mafia, quella che si stava per affermare partendo dai piccoli centri nella fine degli anni 70‘ in Sicilia, Peppino Impastato, assassinato per ordine del boss locale di Cinisi, Gaetano Badalamenti.
Quella del film “I cento passi“, per la regia di Tullio Giordana, è il racconto della vita politica nella radio sino al giorno della morte del giovane Peppino, interpretato da un talentuoso Luigi Lo Cascio; con la partecipazione dell’ormai compianto Luigi Maria Burruano, attore palermitano scomparso nel 2017, che nel film interpretò il padre di Peppino, Luigi Impastato; Tony Sperandeo interpretò il temuto boss Badalamenti, con la presenza anche di una strepitosa Lucia Sardo nel ruolo di Felicia Bartolotta, madre di Peppino che difese il figlio ostinatamente fino alla sua morte.
La trama
Racconto che racchiude l’intero percorso di vita di Impastato, dall’infanzia all’età da giovane adulto quando comincia a dichiarare guerra alla mafia locale guidata dal boss “Tano” Badalamenti, e grazie alla sua Radio Aut fondata con i suoi amici per denunciare le malefatte di “Tano Seduto” come soleva definirlo ironicamente nominandolo in radio “Tano Seduto, capo di ‘Mafiopoli’ (Cinisi) “.
Il padre di Peppino, Luigi, è molto amico con Badalamenti e questo mette a rischio l’incolumità del figlio che provoca il boss di Cinisi in pubblica piazza con la sua diretta propaganda nei riguardi di “Don Tano“, che comunque sembra non essere gravemente infastidito dalle provocazioni del giovane che, però, lo metterebbe in cattiva luce in merito alla sua candidatura a sindaco del Comune siciliano.
La madre Felicia si dimostra sin da subito dalla parte del figlio, anche se in maniera molto silenziosa. In particolar modo quando, dopo una lite con il padre, Peppino si ritrova ad essere cacciato fuori di casa per poi dormire in un garage. La madre continua comunque a parlargli e a portargli spesso del cibo.
Giovanni, invece, fratello maggiore di Peppino, lo ha sempre appoggiato nelle sue idee ma allo stesso tempo ha avuto il timore che il giovane fratello potesse esporsi troppo in questa sua lotta contro il potente boss di Cinisi, temendo per la sua vita.
Le “armi” della lotta di Peppino
La storia di Impastato ci insegna che la migliore “arma”, nella lotta ad ogni fenomeno mafioso, sono le parole e non le pistole o i fucili, o addirittura le bombe. La sua arma era la radio, per scuotere le coscienze e le menti della sua comunità partendo dalla partecipazione di giovani come lui, quella di una eterna lotta per cambiare la realtà che li circondava, ricca di omertà.
La morte
Peppino morì la notte del 9 maggio 1978, assassinato per ordine di Badalamenti, come anche si vede anche nel film, massacrato a sangue e legato sui binari della stazione di Cinisi che collegano Palermo a Trapani. Delitto riconosciuto inizialmente come suicidio.
Il mito di Peppino Impastato nella musica
Nel 2003 (3 anni dopo del film girato nel 2000), il gruppo emiliano dei Modena City Ramblers compone la canzone “Cento Passi”, titolo dell’omonimo film di Giordana; nel testo, la parte iniziale così cita: “Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio…” , che appunto racconta “..la storia di Peppino e degli amici siciliani“, frasi celebri del pezzo che riportano alla perfetta descrizione della pellicola uscita nelle sale 3 anni prima.
Fonte Foto: Wikipedia