RAGUSA – La Polizia di Stato – squadra mobile e commissariati di Comiso e Vittoria – ha eseguito altre 5 misure cautelari per furti in abitazione, furti aggravati e rapina, a carico di: Gabriele Meli, 20 anni, di Vittoria, già detenuto da maggio per questi reati; Salvatore Bulbo, 24 anni, di Vittoria; Paolo Scafidi, 36 anni, di Vittoria, già agli arresti domiciliari per altra causa; Kevin Lo Monaco, 20 anni, di Vittoria e Mahmoud Moussa, egiziano di 38 anni.
Per Meli, Bulbo, Scafidi e Moussa è stata disposta la custodia cautelare in carcere; arresti domiciliari, invece, per Lo Monaco. L’ordine di cattura è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa, su richiesta della Procura delle Repubblica che ha diretto le complesse indagini degli Uffici della Polizia di Stato.
Sin dai primi giorni del 2018, gli Uffici della Polizia di Stato hanno registrato numerosi reati commessi, con il metodo della “spaccata”, a Vittoria e Comiso. La banda successivamente si spostava su tutti gli altri comuni della provincia iblea senza risparmiarne alcuno. Gli autori dei reati avevano messo in atto un sistema rapido e particolarmente invasivo per commettere furti ai danni di attività commerciali e in alcune occasioni case private.
Le foto dei soggetti coinvolti nell’operazione
Le immagini dei sistemi di video sorveglianza hanno permesso di appurare che gli odierni arrestati, dapprima rubavano un’autovettura di vecchia fattura così da assicurarsi un veicolo robusto rispetto a quelli di nuova generazione e poi, individuati preliminarmente gli obiettivi, utilizzavano le auto come “ariete” (da qui il nome dell’operazione). Non curanti dei danni che arrecavano (anche 20mila euro), gli autori del reato, distruggevano gli infissi e le saracinesche.
Entrati all’interno, facevano razzia di tutto ciò che aveva valore. Facevano danni per migliaia di euro per portare via, a volte, 300 euro di monetine o ancora meno, altre volte oggetti dal valore di oltre 40mila euro, come accaduto in una gioielleria di Pozzalo, senza contare i danni alla struttura. Gioiellerie, minimarket, profumerie, parrucchieri, panifici, farmacie, bar, distributori di carburanti e pasticcerie rientravano tra gli obiettivi dei criminali.
Tutti gli Uffici investigativi della Polizia di Stato hanno sin da subito concentrato le attività d’indagine sul gruppo che stava creando un particolare allarme sociale creando danni enormi alle attività commerciali. Gli investigatori hanno creato terra bruciata attorno a loro così da scoraggiarli dal proseguire le loro attività ma questi si spostavano in altri comuni anche fuori provincia.
Grazie alle telecamere di videosorveglianza pubbliche e private è stato possibile trovare i primi indizi: pertanto, gli investigatori hanno richiesto e ottenuto di poter intercettare le conversazioni telefoniche degli odierni arrestati. La banda era ben organizzata nonostante la giovanissima età di quasi tutti gli appartenenti: ognuno di loro aveva un ruolo; chi rubava le auto, chi effettuava i sopralluoghi e chi coordinava le fasi di attuazione dei furti con spaccata.
Nonostante la loro organizzazione, gli investigatori della Polizia di Stato hanno messo in piedi un team dedicato solo alle attività criminali della banda così da raggiungere l’odierno risultato, ovvero l’azzeramento della attività illecita. Durante le indagini, sono stati sventati decine di colpi già programmati dalla banda, mentre per quelli consumati sono stati raccolti elementi indiziari inequivocabili.
Gli investigatori hanno difatti ricostruito ben 31 reati, tra furti in abitazione, furti aggravati e una rapina. La banda era sempre in cerca di soldi per soddisfare le proprie esigenze personali e quando non poteva realizzare le spaccate consumava altri reati, tra questi pure una rapina a un minimarket dove non hanno esitato (Meli, Fidone e Giordanella) a puntare un grosso coltello alla gola del titolare per farsi consegnare 100 euro.
Proprio durante le attività d’indagine, come anticipato sopra, Antoci, Fidone e Giliberto sono stati arrestati per fatti comunque ricostruiti dagli investigatori. Antoci era stato sorpreso, giorno 8 febbraio, mentre rubava merce da un camion in sosta e per questo motivo era stato arrestato dalla Squadra Mobile e sottoposto agli arresti domiciliari; Giliberto era stato arrestato il 22 aprile, dopo un pericoloso e rocambolesco inseguimento dagli uomini del commissariato di Vittoria e Fidone era stato arrestato il 30 marzo dalla Polizia di Stato per aver violato al misura di prevenzione della sorveglianza speciale disposta dal tribunale di Ragusa su richiesta del Questore di Ragusa.
Dalle intercettazioni telefoniche è stato poi possibile acquisire ulteriori, importantissime, fonti di prova dalle quali emergeva anche la loro pericolosità. Non esitavano davanti a nulla ed erano pronti a usare violenza contro le vittime, come nel caso di una rapina consumata. In quella occasione Meli, Fidone e Giordanella (quest’ultimo vantandosi con la fidanzata), hanno raccontato della rapina ai danni di un esercente al quale avevano “spaccato la faccia” e che volevano colpire nuovamente.
Le indagini sono terminate solo dopo aver assicurato alla giustizia tutti gli 11 membri della banda. I magistrati hanno chiesto di approfondire le indagini su quei reati ancora non analizzati e a seguito di ulteriori specifiche attività della squadra mobile e dei commissariati, è stato possibile raggiungere quest’altro importante risultato assicurando gli ultimi membri della banda. Solo uno di essi era già stato arrestato per questi gravi fatti, gli altri ancora erano liberi.
Il titolare delle indagini, sostituto procuratore Dott. Santo Fornasier, ha valutato quanto raccolto dagli investigatori, chiedendo e ottenendo la misura cautelare a carico di tutti gli indagati. All’alba 30 uomini della Squadra Mobile e dei Commissariati di Comiso e Vittoria hanno eseguito le catture.
Uno di loro, l’egiziano Moussa, si era nascosto all’interno dell’abitazione ed è stato trovato a letto con un altro. I due si erano nascosti sotto le coperte fingendo di dormire quando nel contempo i poliziotti avevano fatto irruzione. Moussa stava per fuggire dal tetto ma quando ha sentito arrivare nella stanza i poliziotti si è infilato sotto le coperte insieme ad un altro soggetto, non colpito dall’ordine di cattura, ma impaurito forse perché temeva di essere coinvolto in altre operazioni di Polizia in quanto pluripregiudicato.
Dopo le catture gli indagati sono stati condotti negli Uffici della squadra mobile per la notifica della misura cautelare a loro carico. La Polizia Scientifica ha curato l’identificazione di tutti gli indagati prima che venissero condotti in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria.