M5S, caso “false firme”: tra bocche cucite e silenzio stampa sale a 13 il numero degli indagati

M5S, caso “false firme”: tra bocche cucite e silenzio stampa sale a 13 il numero degli indagati

PALERMO – Solo silenzio stamattina all’interrogatorio tenutosi al Palazzo di giustizia di Palermo. Bocche cucite e tensione palpabile durante i venti minuti trascorsi dal deputato nazionale pentastellato, Riccardo Nuti, all’interno della stanza del procuratore aggiunto, Bernardo Petralia e del sostituto Claudia Ferrari

Un flashback che riporta a sabato scorso quando Samanta Busalacchi decise di avvalersi della facoltà di non rispondere. A ruota l’hanno seguita Nuti e anche Claudia Mannino

Tutto è riconducibile alle elezioni comunali del 2012 a Palermo quando Nuti era candidato sindaco. A causa di un errore formale, tredici candidati ricopiarono le firme sulla lista. 

Sì, avete letto bene: parliamo di tredici indagati, inizialmente soltanto undici. 

Nell’elenco figurano, infatti, anche il deputato nazionale Giulia Di Vita e Riccardo Ricciardi. Quest’ultimo risultava essere il delegato di lista e cioè colui che presentò l’elenco delle firme per le candidature al Tribunale del capoluogo siciliano. Ad accogliere Ricciardi c’era il cancelliere Giovanni Scarpello che, in queste ore, sarà interrogato insieme all’avvocato Francesco Menallo, anch’esso indagato. 

Non tutti, però, hanno scelto la strada del silenzio: infatti, il deputato regionale Giorgio Ciaccio ha ammesso le proprie colpe così come anche la collega Claudia La Rocca. Entrambi, inoltre, hanno deciso di auto sospendersi dal Movimento 5 Stelle.