PALERMO – Tre anni di libertà vigilata per Valentina Pilato, la donna che gettò la figlia appena nata in un cassonetto dell’immondizia il 24 novembre 2014, causando la morte della piccola. È la sentenza emessa dalla seconda sezione della Corte d’Appello, presieduta dal giudice Angelo Pellino.
Inizialmente, la pena richiesta dal sostituto procuratore generale di Palermo, Emanuele Ravaglioli, era di 21 anni e due mesi ma il verdetto d’appello ha invece confermato l’assoluzione per la donna che in primo grado era stata giudicata come incapace di intendere e di volere.
All’epoca dei fatti il corpo della bambina venne ritrovato all’interno di un borsone da un uomo che stava rovistando all’interno del cassonetto dell’immondizia.
Le perizie effettuate a seguito dell’arresto rilevarono che la madre della piccola uccisa soffriva di un forte stato depressivo che si prolungava da diverso tempo.
La donna, dopo l’assoluzione in primo grado, era tornata a vivere con il marito e gli altri figli dopo un periodo trascorso all’interno di una struttura ospedaliera.