MONDO – Vaccino e trombosi è una delle accoppiate più discusse del momento. I casi di vaccinati che dopo la somministrazione della dose sono morti o comunque andati in ospedale sono rari, ma comunque rappresentano un numero importante in Italia e nel mondo. Stefano Paternò, Davide Villa, Mario Turrisi, Augusta Turiaco, i 19 morti in Gran Bretagna; sono alcuni dei casi sospetti (in quanto ancora non è stato stabilito un nesso causa-effetto tra l’inoculazione del farmaco e la trombosi) di correlazione tra farmaco e decesso per emorragia o trombosi. I sospetti hanno riguardato AstraZeneca, Johnson&Johnson e Pfizer-BioNTech e gli stessi sono stati oggetto di studi, pubblicati poi sul New England Journal of Medicine. Gli scienziati, in tal senso, hanno evidenziato una nuova sindrome, denominata Vitt. Si tratterebbe di un acronimo che sta, in inglese, per trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino. Lo studio del NEJM si è focalizzato sugli eventi osservati in Austria e Germania ed è stato accompagnato da un breve report che conferma risultati simili in uno studio effettuato su alcuni casi norvegesi. Ma cosa c’entrano i vaccini?
Gli autori dello studio avrebbero documentato una serie di case report nei quali si sono osservati eventi trombotici che coinvolgono una forma di trombocitopenia dopo l’inoculazione del vaccino. Secondo gli esperti, i sintomi da tenere d’occhio dopo avere effettuato la somministrazione sono: difficoltà respiratoria, dolore al petto, forte mal di testa, dolore addominale persistente, vista offuscata, vertigini e comparsa spontanea di lividi. Di solito tali sintomi comparirebbero dai 5 ai 20 giorni dopo l’inoculazione e sarebbero collegati alla produzione di anticorpi nei confronti di una proteina prodotta dalle piastrine che si chiama FP4. Tali auto-anticorpi si legherebbero a FP4, attivando le piastrine e provocando una serie di eventi che portano alla trombosi. Si tratta, però, di un fenomeno trombotico diverso dal solito e che prevede cure diverse.
Secondo le Scienziate per la Società la terapia usata fino a ora dai medici per trattare i casi sarebbe stata sbagliata. Infatti, per le comuni trombosi si somministra di solito l’eparina. Ma secondo lo studio, l’anticoagulante in casi del genere ha un effetto ancora più dannoso per la salute già precaria del paziente. La terapia per affrontare il Vitt prevedrebbe l’infusione di immunoglobuline e anticoagulanti non eparinici. Anche l’Fda americana, dopo la sospensione di Johnson&Johnson, ha detto che la terapia da usare in questi casi (comunque rari) deve essere diversa da quella “classica”. Anche le trasfusioni di piastrine potrebbero non essere adatte in fase di terapia.
Secondo quanto riportato da Repubblica attraverso la voce di Pier Mannuccio Mannucci, ematologo dell’Università di Milano, le trombosi normali si trattano con l’eparina, ma in questi casi i pazienti hanno anche un livello di piastrine estremamente basso. Si tratta di una combinazione di sintomi altamente contraddittoria. Presenza di coaguli di sangue (i trombi) ma piastrine spesso vicine allo zero (proprio le piastrine sono responsabili della coagulazione del sangue). La somministrazione di eparina in questi casi rischierebbe di provocare emorragie. Ci sarebbe solo un’altra forma di trombosi simile alla Vitt, che avviene in rarissimi casi nei pazienti che hanno ricevuto il farmaco eparina e sviluppano una reazione immunitaria anomala contro di essa.
Ancora non è stato dimostrato il legame certo tra la somministrazione del vaccino e la trombosi, si sa solo che l’evento è molto simile a un’altra rara trombosi causata dall’eparina. Secondo le parole di Andrea Cossarizza, immunologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia a Repubblica, qualche componente del vaccino svolgerebbe un ruolo simile all’eparina, sempre con la formazione di anticorpi anti Pf4. “Per ora non sappiamo quale sia la molecola responsabile“, ha detto.
Fonte foto Regione Siciliana
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