Focolaio di Capizzi, perquisizioni ai partecipanti della festa di Nicosia: sequestrati smartphone e apparecchi informatici

Focolaio di Capizzi, perquisizioni ai partecipanti della festa di Nicosia: sequestrati smartphone e apparecchi informatici

CAPIZZI – La situazione Covid a Capizzi, comune in provincia di Messina, è una delle più drammatiche dell’isola. Il mancato senso di responsabilità di alcuni cittadini, infatti, ha fatto scattare l’incubo zona rossa nel territorio comunale. Un morto e svariati positivi e un’origine che fa indignare. Il caos di contagi, infatti, sarebbe partito da una festa privata organizzata a ridosso delle feste natalizie con ben 150 invitati a Nicosia (Enna). La maggior parte di essi venivano da Capizzi e avrebbero portato il virus in maniera virulenta nel paese. Da qui è partita un’indagine della Guardia di Finanza, con al centro appunto il famigerato party. I finanzieri, oggi, avrebbero proceduto con decine di perquisizioni nei confronti dei presunti partecipanti alla festa.

Il personale delle Fiamme Gialle è stato supportato da quello dell’Asp di Enna che, al fine di garantire le condizioni di sicurezza, non solo ha assistito i militari ma ha anche curato l’iter di sanificazione di tutto il materiale sequestrato, tra cui diversi smartphone e apparati informatici, in modo da consentirne il successivo esame in piena sicurezza. L’obiettivo dell’inchiesta è quello di accertare se effettivamente il focolaio nel Comune sia stato causato da quel party.

Anche se non si riuscisse ad accertare l’effettivo collegamento, ciò non toglie che si è trattato di un’organizzazione sconsiderata e molto pericolosa per il periodo che la Sicilia in particolare sta affrontando. Il reato ipotizzato è quello di epidemia colposa.

Feste indigeste per Capizzi, insomma. In una Rsa, la casa di riposo San Girolamo, è scoppiato un altro focolaio che conta 25 anziani contagiati sembrerebbe proprio a causa di una festa di compleanno di uno di loro. Le indagini vanno avanti, ma alcune persone continuano a non capire (o a non volere capire) nulla.

Immagine di repertorio