La chiusura delle scuole e il passaggio alla Didattica a Distanza (DAD) a causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus, rappresenta una ferita molto profonda per le giovani generazioni che hanno perso un punto di riferimento importante per la loro vita relazionale nonché per la loro crescita umana e culturale.
Questa situazione ha inoltre acuito ulteriormente il disagio e le difficoltà di fasce specifiche della popolazione scolastica costituite dagli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), ovvero particolari condizioni di svantaggio che possono ostacolare il percorso scolastico: condizioni di disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) o disturbi evolutivi specifici, condizioni socioeconomiche o culturali-linguistiche di svantaggio.
I DSA rappresentano sicuramente, tra queste condizioni di svantaggio, quelle più note e dibattute. Essi costituiscono un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso delle abilità di lettura, scrittura, ragionamento o matematica.
In base al tipo di deficit specifico, i DSA si possono classificare in:
- Dislessia, intesa come specifico disturbo nella velocità e nella correttezza della lettura;
- Disortografia, intesa come specifico disturbo nella correttezza della scrittura;
- Disgrafia, intesa come specifica difficoltà nella realizzazione manuale dei segni grafici;
- Discalculia, intesa come una specifica difficoltà che riguarda il ragionamento matematico e le operazioni di calcolo.
Secondo le statistiche più recenti, in Italia circa 350.000 tra bambini, adolescenti e adulti presentano un Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Si tratta di cifre significative che giustificano l’interesse crescente per la tematica in ambito clinico e scolastico. Tale cifra, tuttavia, sottostima l’effettiva incidenza del disturbo che spesso non viene riconosciuto o confuso con altri disturbi.
Le manifestazioni del disturbo sono destinate a cambiare nel tempo e ad essere compensate; il disturbo, infatti, può presentarsi in modi diversi nelle diverse fasi dello sviluppo, anche per l’influenza dei fattori ambientali e socioculturali. I DSA sono inoltre frequentemente accompagnati da problematiche psicologiche e relazionali e sono spesso associati ad altri disturbi, come ad esempio disturbi dell’attenzione e iperattività. A tale proposito, diverse ricerche sul tema hanno evidenziato che circa il 24-54% dei soggetti con DSA presenta problemi significativi della sfera emozionale, sociale e comportamentale, con un’incidenza che risulta 4 volte superiore a quella dei soggetti che non soffrono di tali disturbi.
La diagnosi di DSA è un processo complesso e richiede competenze multidisciplinari ed una stretta collaborazione tra alunni, famiglie, scuola e professionisti. Il processo diagnostico è poi seguito dalla stesura di piani didattici personalizzati e l’adozione di adeguati strumenti compensative e dispensativi che consentano all’alunno con DSA di affrontare con maggiore serenità il processo di apprendimento scolastico. Ovviamente, queste misure vanno sostenute da percorsi di riabilitazione delle abilità che risultano compromesse. In tal senso, la figura dello specialista (psicologo, neuropsichiatria infantile) è fondamentale, in collaborazione anche con altri professionisti, per favorire un’adeguata presa in carica dell’alunno con DSA.
In conclusione, anche e soprattutto in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo, è fondamentale non lasciare indietro bambini e ragazzi che vivono particolari condizioni di difficoltà e rivolgersi a specialisti competenti che, in collaborazione con genitori e insegnanti, possano adeguatamente supportare lo studente che vive specifiche condizioni di disagio, consapevoli che non è un’etichetta a definire la persona ma come quella persona affronta la particolare situazione di difficoltà in cui si ritrova e le risorse di cui dispone per superarla.