“Gender pay gap”: in Italia la parità salariale tra uomini e donne è legge

“Gender pay gap”: in Italia la parità salariale tra uomini e donne è legge

Italia – I diritti dei lavoratori, le discriminazioni relative ad aspetti quali l’età anagrafica, la differenza di genere ed in alcune realtà anche ciò che riguarda gli orientamenti politici e religiosi sono sempre stati al centro dell’attenzione, vivendo a fasi alterne periodi di ascese e conquiste sociali, e periodi di stallo.

Oggetto di dibattito, da molti anni in Italia, è stata la differenza salariale tra uomo e donna, infatti, le donne da sempre tendono a percepire una retribuzione più bassa rispetto agli uomini.

Con l’approvazione al Senato del testo sulle differenze inerenti la retribuzione, e non solo, tra uomini e donne, la parità salariale tra uomo e donna è legge. Il testo unico sulla materia è stato, infatti, approvato all’unanimità al Senato, dopo essere passato alla Camera lo scorso 13 ottobre.

La legge a firma della deputata Chiara Gribaudo, prevede modifiche al codice sulle pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo, in modo da ridurre e contrastare il “gender pay gap” nelle retribuzioni.

In un’ottica di sensibilizzazione verso le realtà imprenditoriali ed aziendali, con questa Legge verrà istituito una certificazione della parità di genere a partire dal 1° gennaio 2022, che avrà l’obiettivo di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere riguardo le opportunità di crescita in azienda, la parità salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità.

A partire dall’anno 2022, alle aziende private che siano in possesso della certificazione della parità di genere viene previsto un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro
L’esonero è determinato in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda
La legge prevede, tra l’altro, l’obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale anche alle aziende, sia pubbliche che private, che abbiano più di 50 dipendenti in cui. Tale redazione è volta a contrastare ogni genere di discriminazione diretta e indiretta, includendo gli atti di “natura organizzativa, o oraria” che sfavoriscono le donne.

Focus centrale saranno dunque i trattamenti che “in ragione del sesso, dell’età anagrafica, delle esigenze di cura personale o familiare, dello stato di gravidanza nonché di maternità o paternità, anche adottive”, possono relegare le lavoratrici in “posizione di svantaggio rispetto alla generalità degli altri”, generando “limitazione delle opportunità di partecipazione” e creando ostacoli alla carriera.

In Italia, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica, la differenza nello stipendio netto mensile a cinque anni dal conseguimento della laurea è di oltre 500 euro tra uomini e donne: 1.969 contro 1.403 euro.

A parità di mansioni, secondo il Gender Gap Report 2021 di JobPricing, lo stipendio lordo annuo delle donne è inferiore dell’11,5% rispetto a quello degli uomini.

Un importante passo in avanti nei confronti delle conquiste sociali e in particolar modo per quanto concerne i diritti delle donne viene, dunque, compiuto in Italia.