Manovre in atto tra bonus e tasse, il Governo è chiamato a dare risposte agli italiani

Manovre in atto tra bonus e tasse, il Governo è chiamato a dare risposte agli italiani

ITALIA – Giorno 28 ottobre è attesa la convocazione del Consiglio dei ministri per l’approvazione della legge di Bilancio che sembra non riguardare il Reddito di Cittadinanza, le pensioni, la riduzione delle tasse e il bonus ristrutturazione.

La maggioranza dei partiti hanno lasciato soli il premier Mario Draghi e i suoi tecnici a progettare un ritorno del sistema pensionistico verso l’equità fra generazioni e la sostenibilità finanziaria, mentre entro il 2040 il Paese perderà quasi sei milioni di persone in età di lavoro per il declino demografico.

Una prima incognita da risolvere riguarda i bonus fiscali a sostegno dell’edilizia. I partiti chiedono l’estensione al 2023 dell’incentivo al 110% per i condomini ma anche per le villette. Il Governo, dal canto suo, ritiene che una manovra di questo tipo possa incorrere nel rischio di affrontare spese fuori dalla comune portata nazionale.

Non è escluso che alla fine venga concessa una proroga di pochi mesi (da giugno a dicembre 2022) anche per le abitazioni unifamiliari ma i dubbi al riguardo restano. Secondo le ultime, una delle ipotesi è che si starebbero trovando riscontri nella maggioranza per cercare una intesa sulla proroga dell’incentivo al 110% anche per case singole, ville e villette da inserire nella manovra per il 2022, è quella di prolungare il tempo per la ristrutturazione con il Superbonus anche ai proprietari di case monopiano ma con un tetto di reddito.

Quello delle pensioni è il vero nodo da sciogliere per il premier Mario Draghi che finora aveva cercato di eludere l’argomento. La Lega insiste sul meccanismo di Quota 102 per il 2022 e il 2023, una misura già respinta dall’esecutivo nel Consiglio dei ministri sul Documento Programmatico di Bilancio della scorsa settimana: in quell’occasione il ministro dell’Economia Daniele Franco aveva proposto Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023. Il governo avrebbe aperto alla possibilità di tenere per 3 anni ferma l’età di uscita a 64 anni e aumentare gradualmente i contributi (38 anni nel 2022, 39 nel 2023, 40 nel 2024).

Maurizio Landini e compagni pretenderebbero, invece, di riportare il sistema indietro di circa 30 anni introducendo due vie d’uscita principali: 41 anni di versamenti a qualsiasi età oppure 62 anni di età e 20 di contributi, riducendo di ben 5 anni l’accesso al pensionamento di vecchiaia.

La manovra 2022 destinerà al reddito di cittadinanza nuove risorse per 800 milioni di euro. Nel 2021 il costo del Reddito di Cittadinanza potrebbe arrivare fino a 9 miliardi di euro. Le persone che oggi percepiscono il sostegno al reddito sono circa un milione in più rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia di Covid. Nella legge di Bilancio, ci saranno anche delle modifiche su cui ancora si sta lavorando.

Per chiedere il Reddito di Cittadinanza bisognerà firmare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, sia del richiedente che dei suoi familiari. Altrimenti c’è la seria possibilità che la domanda non venga neanche considerata.

Capitolo offerte di lavoro rifiutate: a oggi si perde il sostegno dopo aver declinato tre proposte ritenute congrue. Il Governo sta pensando ridurre queste tempistiche. Si va verso un taglio dell’assegno forse già dal primo declino di un’offerta di lavoro, ma più probabilmente dal secondo. In questo modo il governo punta a risparmiare quasi un miliardo.

La legge di Bilancio, che il Governo Draghi sta cercando di rendere eseguibile, prevede anche lo stanziamento della ingente somma di 8 miliardi di euro per la prima fase della riforma fiscale con la quale si provvede ad un taglio delle imposte che gravano sui lavoratori appartenenti al ceto medio.

La misura, serve a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio e per questo motivo potranno beneficiare della rimodulazione dell’Irpef coloro che percepiscono un reddito compreso tra i 28 mila e i 55 mila euro annui.

Foto di repertorio