Quando l’arte scorre nelle vene, non c’è età che possa fermarla!

Quando l’arte scorre nelle vene, non c’è età che possa fermarla!

Elio Ruffo, nato a Catania nel 1932, vive a Viagrande alle falde dell’Etna ed è un pittore contemporaneo siciliano piuttosto noto. Da  più di 60 anni, l’artista etneo è un vanto per la Sicilia; dedito all’arte visiva, ha realizzato una lunga serie  di opere pregiate, sia per la raffinata vena artistica , che per la eccelsa bellezza che emanano (Vedi Castello Ursino, Palazzo della Provincia e del Comune di Catania).

Ritrattista di fama, il maestro Ruffo, non degli anni novanta, ma di anni 90 e passa, ha creato dipinti, raffiguranti i volti di personaggi celebri siciliani come Luigi Pirandello, Federico De Roberto, Nino Martoglio e moltissimi altri, e la sua alta qualità creativa è entrata a pieno titolo nell’arte pittorica, penetrando vene artistiche di pregio, come quella di Emanuele Di Giovanni, nella capacità  espressiva dei volti ritratti; quella di un altro elevato artista etneo, Alessandro Abate, riuscendo persino a cogliere il senso dell’armonia dell’Impressionismo classico e farne forza cromatica nei suoi dipinti, arricchendoli di estasiante luminosità; sul versante dell’arte vedutista si impadronisce della vena d’arte dei Macchiaioli fiorentini ed anche del “Post fiammingo”, realizzando persino un tour fra i capolavori delle Fiandre, per poi affermarsi in tono superbo nella Corrente artistica “Sicula Verista”, quale erede d’arte, del grande Antonio Gandolfo.

Proprio in questi giorni ha voluto provare a sfidare se stesso artisticamente, con una immersione nello splendido mondo dell’arte caravaggesca, per estrarre la bellezza estasiante del “Giovane Bacco” di Michelangelo Merisi. Il maestro Elio, dal suo cilindro d’arte, non ha creato il solito cosiddetto “Falso D’autore” ma un’opera rielaborata “motu proprio” con una coreografia di richiamo a pensieri profondi, analisi e introspettive molto signficative. A questo punto e prima di avventurarci nell’arte del dipinto, proposto da Elio Ruffo, corre l’obbligo di ammirare “il Giovane Bacco” del Merisi.

Foto del dipinto del Caravaggio “Il Giovane Bacco”

La coreografia del giovane Bacco: Triclinio, frutta bacata e quasi marcia, le unghie delle dita sporche, il fiocco nero e la melagrana decomposta richiamano la crocifissione di Gesù fatto uomo e l’allusione che l’uomo è mortale. Il nettare rosso nel calice si riflette sulle guance del giovine mito dell’era Romana, richiamando i riflessi cromatici luminosi e roboanti che espandono l’arte di Michelangelo Merisi, ovvero il Grande Caravaggio. Da trecento anni, regna l’arte indelebile caravaggesca nel classicismo della pittura e continua a destare immenso scalpore, persino curiosità, nonché richiami e studi per la sua vena ammaliante.

Elio Ruffo, artista, ritrattista, nonché vedutista macchiaiolo e ancora “Testimone della esemplificazione contemporanea della Vena realista“, senza alcuna paura, perplessità e timore per la realizzazione di un’opera, personalizzata e definita dallo stesso autore: “Non soltanto una copia, ma un’opera unica, personalizzata”, propone questa sua opera mostrando amore superbo per l’arte della pittura classica. Il maestro Ruffo, con il suo giovine Bacco, ha estasiato e personalizzato un’opera di immenso valore artistico, con l’uso di una versione cromatica che dà eco ad uno sfondo roseo e giovanile; ovvero un richiamo alla “Spes alla Vita” ed al brindisi del “Vivre La Vie”, con il calice fra le dita, dita sporchi di terra nera. Si, ma quest’ultimo particolare vuol significare anche il lavoro della terra; dello “zappare la vigna”; della raccolta dei grappoli di neri e bianchi chicchi; del raggiungere “che coffi chini” il palmento; del pestare “la racina”; del mosto da mettere nelle botti, oggi ahimè con il solfito; per tirare fuori, nel giorno di san Martino, il prezioso nettare del Dio Bacco, divinità romana che ancora oggi rappresenta il tesoriere di quel succo fermentato “Vino veritas” dai soavi sapori e che, a loro volta di anno in anno, si rinnovano, sin dall’era dell’uomo sapiente, in questa perla d’Universo che il Sommo Padre ci ha concesso. Ma la raffinatezza e lungimiranza artistica del Maestro Ruffo, non si fermano qui, ma vanno ben oltre.

Il “Giovane Bacco” di Elio Ruffo

Si una clessidra, una candela spenta e una tovaglia sul tavolo, rossa, appaiono al cospetto del suo “Giovane Bacco”. Ecco che con questa diversità entriamo a meraviglia anche nell’intimo pensiero dell’autore, il quale, pare che gridi a voce alta: “Il giovane Bacco, questa volta è stato elaborato da Elio Ruffo!!!”. Non vi è necessità di candela accesa perché basta la luce che esprime il rosso del vino sostenuto dal drappo vermiglio, intento a provocare ebbrezza e sollazzo.

La presenza della clessidra richiama al senso della precarietà della vita, al tempo che incombe senza alcun freno e che avvolge la vita; la magistrale interpretazione del maestro Elio Ruffo, pone, alla bellezza mitologica il giovane Bacco, una lunga serie di sfaccettature di pensieri profondi che invitano l’ammiratore ad entrare nel variegato mondo dell’analisi della pittura, con amore e con profonda enfasi attrattiva.

Elio Ruffo non finisce di sorprenderci ed è giusto dedicarle un’ode sull’ Opera del suo autoritratto:

Sublimis es classica pictura et esclama: “Noli me tangere!!!” La vena del classicismo pittorico non può assurgere in versi di lingua derivata dal Dolce Stil Nuovo, ma ahimè ha bisogno di essere rafforzata dal tono latino per completezza di lirismo interventista. Si Maestro Elio, il tuo autoritratto entra nei piani alti dell’arte visiva, specie che la tua vena artistica richiama il classicismo dei Macchiaioli fiorentini. Non vuole essere il mio, opportunismo adattato alla canto della tua arte, come un puerile fantoccio, ma intendo immergermi nella visione vera del dipinto, dove l’esaltazione cromatica e le luci e le ombre ti prendono per mano e ti aiutano all’imbarco per un immaginifico e pulcherrimo viaggio, esaltato, peraltro, da una metamorfosi iridea e divenuta roboante, tanto di esaltare suggestioni accattivanti per chi ama e non ama l’arte del pennello. Si hai persino svegliato la suggestiva visione dell’arte di Giovanni Fattori, con una capacità impressionante. Si il tuo dipinto ha scosso quel filone, immerso nel sonno da alcuni centenni, ed in modo superbo e roboante lo hai riportato in questa era di decadentismo artistico.

E proprio tu? caro Elio, che fai riemergere un filone d’arte, fra i più belli al Mondo, oggi e a pieno titolo, puoi andare a testa alta a frequentare il caffè Michelangelo di Firenze, ritrovo artistico che fu, assieme al Fattori, di Telemaco Signorini e Silvestro Lega.                

Giuseppe Firrincieli