ITALIA – I vaccini contro il Covid sono senza dubbio l’argomento del momento. Un tema di discussione, ma anche una fonte di preoccupazione e riflessione.
Il dibattito sulla campagna di vaccinazione, che ha raggiunto un punto di svolta importante con l’approvazione dell’obbligo di Green Pass in casi specifici (info qui), ha visto tutti scontrarsi senza pietà. Questo è avvenuto specialmente sui social, il “campo di battaglia” del nuovo millennio.
La “guerra” social sui vaccini anti-Covid
Parlare di vaccini anti-Covid diventa sempre più difficile. O si è a favore o si è contro. In un dibattito che si fa sempre più acceso e a tratti violento (a prescindere dalla posizione scelta), gli indecisi sembrano avere la peggio.
“Il vaccino è un tasto molto dolente, perché ha generato una separazione netta: o bianco o nero. Non è stata trovata una via di mezzo“, spiega la psicologa Livia Longo. Il Coronavirus, e tutto ciò che vi è in qualche modo legato, è stato al centro di una nuova “ondata” di odio sui social.
Non è stata trovata una via di mezzo: è proprio questo il problema. O si è favorevoli ai vaccini o si è etichettati inevitabilmente come “no-vax“. Qualunque posizione si assuma, si finisce sempre in una spirale di odio e incertezza: chi è contrario alla vaccinazione si scaglia contro chi ha deciso di ricevere le dosi, chi si abbandona alle teorie complottiste o semplicemente manifesta dei dubbi è etichettato come “untore”, senza se e senza ma.
I “se” e i “ma”, però, esistono. Ci sono persone che temono per la propria salute, altre che necessitano di tempo o informazioni in più. Il pericolo è che proprio queste persone, ancor più dei cosiddetti “complottisti”, diventino il “nemico”.
“È inevitabile che una piccola parte della popolazione verrà attaccata. La psicologia delle dinamiche di gruppo ha per anni studiato tale fenomeno. Un gruppo più grande che la pensa in un modo deve schierarsi contro un gruppo più piccolo per renderlo capro espiatorio. L’online è una realtà con dinamiche molto simili, con l’aggiunta della velocità di info e dell’anonimato”, spiega Livia Longo.
“La dinamica di gruppo ovviamente non dà via libera a trattare male chi non la pensa come noi”, aggiunge però la psicologa. Eppure è quello che succede ogni giorno nell’indifferenza generale. Anche chi ha bisogno di chiarire dei dubbi diventa un problema (il discorso, in genere, esclude le persone con patologie incompatibili con la vaccinazione, ma colpisce chi si trova in “zona neutra”).
L’odio non funziona, l’informazione sì
L’odio online funziona? Convincerà davvero tutti a vaccinarsi o ad accettare le alternative (come il tampone o qualsiasi altro strumento messo a disposizione)?
L’esperienza storica insegna che l’odio non è mai una risposta. “Veleno” e confusione, da una parte e dall’altra, verosimilmente non daranno vita a un risultato positivo.
Informazione. È questa l’unica possibilità: parlare con gli esperti, confrontarsi pacificamente, dare risposte ai dubbi e lasciare che si valutino dati completi e oggettivi.
Paura del vaccino?
Come si può agire quando si è indecisi sul vaccino? La scelta individuale rimane sovrana, ma una decisione ponderata non può prescindere dalla valutazione dei dati a disposizione. Quelli affidabili del Ministero della Salute, dell’Oms, delle organizzazioni e degli studi scientifici, e non quelli “costruiti” sui social.
Valutare la propria condizione medica e i possibili effetti collaterali del vaccino (ma anche di un eventuale contagio da non vaccinato) è sicuramente il passo successivo. Anche qui, né il passaparola né le parolacce contro chi la pensa diversamente o ha avuto una specifica esperienza possono offrire dati concreti. Bisogna affidarsi esclusivamente a fonti sicure, scientifiche.
Per chiunque abbia dubbi, timori o preoccupazioni, infine, l’incontro con il medico è un momento fondamentale. Leggere messaggi di odio sui social sicuramente non aiuta, un confronto con un esperto invece può essere molto utile.
“Io penso che il vaccino sia un gesto verso la comunità, più che verso se stessi. E questo vale per le persone che sono totalmente sane. Per chi vive delle condizioni uniche, il consiglio è quello di parlare con il medico curante. Bisogna affidarsi a chi ne sa più di noi. Questo è importante: mantenere la fiducia verso il personale sanitario. Ci sono delle situazione mediche in cui il vaccino non si può fare, perché andrebbe a colludere con una terapia farmacologica che serve a mantenere la persona in vita e in salute”, spiega Livia Longo.
Chi ha paura o cerca risposte non deve essere odiato, ma supportato nel suo percorso di scelta da persone competenti e pronte ad ascoltare e rispondere. Poi, si sa, la decisione toccherà sempre al paziente; l’importante, però, è informare nel modo corretto e non dimenticare l’umanità.
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