CATANIA – Non c’erano in palio i tre punti, si partiva senza penalità, semplice gara ad eliminazione diretta: il Catania ha toppato.
La partita di ieri, vinta 2-0 dal Messina, è indefinibile, incommentabile ma non perché i rossazzurri abbiano giocato la partita più brutta della loro storia, bensì perché non è successo praticamente nulla. Lucarelli e i suoi, che hanno saputo sfruttare il momento giusto, sono usciti vincitori dal “San Filippo – Franco Scoglio” per due gravissimi errori della difesa etnea: De Rossi e Nava favoriscono Madonia che non perdona la prima e nemmeno la seconda volta.
È vero, il tecnico peloritano ha ragione quando dice che “vincere così in Lega Pro ci può stare” e a maggior ragione il Catania doveva vincere quella partita semplicemente perché poteva essere la consacrazione di un momento positivo, o perché magari l’autostima degli uomini di Pino Rigoli poteva salire ancora di più in vista della trasferta di Foggia. Anche se quei ‘bravi ragazzi’ visti in campo ieri non avranno più l’occasione di giocare tutto quel tempo e tutti insieme. Si sono giocati la loro opportunità e, come sempre, qualcuno l’ha colta. Altri l’hanno totalmente fallita.
Visto che non c’è davvero tanto da dire sulla partita, dove le seconde linee hanno sbagliato tutto, il centrocampo è stato assente, la difesa bene a metà e l’attacco totalmente da dimenticare, evidenziamo perchè questa partita il Catania poteva e doveva vincerla sviluppando il concetto in tre punti e cercando di capire perché i vari De Rossi, Scoppa e Fornito abbiano sprecato l’occasione che Rigoli gli ha dato.
1. L’ambizione: i rossazzurri in Coppa Italia Lega Pro, come già detto, partivano alla pari delle altre squadre. Prima del campionato, infatti, il Catania era riuscito a passare il girone con Akragas e Siracusa. Bisogna essere ambiziosi, sempre, specie in competizioni come queste che da quest’anno forniscono qualcosa in più: l’accesso ai playoff con la vittoria della Coppa. Gli etnei la potevano vincere? Sulla carta sì, poi abbiamo visto tutti cosa ha decretato il rettangolo di gioco ed è andata male. Era un’occasione da non sprecare, da non perdere: qualora il Catania non riuscisse a qualificarsi in campionato, non figurando quindi tra le prime dieci, resterebbe a secco per un’intera stagione. E sarebbe un fallimento. Non gufiamo, è solo per comprendere che questa Coppa Italia Lega Pro poteva essere presa in maniera diversa. Pino Rigoli dichiara: “non abbiamo sottovalutato la gara”, nessuno dice niente, però perché non un inizio di gara più aggressivo? Perché non un pizzico di cattiveria in più? La prestazione di ieri è stata anonima, né benevola e nemmeno malvagia, soltanto undici calciatori piazzati in campo a fare un compitino che non gli è riuscito. Prendendo un cattivo voto.
2. Il turnover: giustissima scelta. Non possono giocare perennemente undici calciatori uguali, però che differenza qualitativa! Per prendere come esempio il Messina, in attacco il tridente era il solito: Madonia, Pozzebon e Milinkovic. Una partita di Coppa? Un derby? Bisognava vincere e per farlo c’era la necessità di far gol. Ma sono scelte, criticabili o meno. Della formazione tipo di Rigoli erano presenti i soli Pisseri e Djordjevic: poi una difesa tutta nuova, accompagnata da un diverso centrocampo ed un tridente d’attacco potenzialmente pericoloso (ma che in realtà in tre hanno fatto due gol totali). Nava e De Rossi disastrosi: regalano la doppietta a Madonia che non è certo l’ultimo arrivato. In particolare, Andrea De Rossi non è riuscito a sfruttare la sua chance di rilancio con il Catania. In tutta la partita una discesa verso l’area avversaria o un pallone recuperato e giocato bene non si è vista/o. Impacciato, fuori forma (in attesa di un recupero completo), idea di gioco che non c’è. Poi c’è tutto il centrocampo che non si è praticamente visto. Scoppa si becca un giallo e basta, Silva dà segno di vita soltanto per sprecare una palla gol nel secondo tempo e Fornito per un pallone stoppato ne ha persi quattro. Severi? Sì, perché non può esistere una rosa spaccata a metà. Il livello tecnico della squadra di ieri era molto basso, se ci mettessimo pure la svogliatezza di Russotto e Calil ne verrebbe fuori un romanzo…
3. Le certezze: forse il fattore più importante. Tre vittorie nelle ultime 4, tutte in casa, con 8 gol fatti e 3 subiti: era il periodo roseo che i tifosi attendevano. O perlomeno poteva esserne l’inizio. Invece si cade: in trasferta c’è ancora il “Catania 2 – Horror Match”. L’essere pragmatico e cinico dei rossazzurri dov’è andato a finire? Questo derby serviva a far credere davvero che l’inversione di marcia era nell’aria, era utile per capire su chi puntare quando un titolare è indisponibile, bisognava superare i propri limiti in trasferta. Il Catania, su questo punto di vista, ne è uscito con le ossa rotte: sconfitta, turnover scadente e mancanza totale di gioco. Prima sconfitta stagionale degli etnei in trasferta, che non hanno mai vinto ma fino a ieri soltanto pareggiato, e ancora una volta non si fa gol: in 7 uscite, il Catania ha fatto 3 gol. Paolucci, Piscitella e Barisic. Siracusa, Reggio Calabria e Melfi. Un rullino di marcia che non può appartenere ad una squadra come quella a disposizione di Rigoli ma si sa: chi non gioca da squadra di terza serie, in terza serie, crolla a suon di pugni in faccia. Le certezze non ci sono, per tutto l’ambiente etneo però devono arrivare in fretta e sotto questo aspetto, forse, Foggia non è l’ambiente più adatto per trovarle. Le seconde possibilità, però, non ci sono più.