CATANIA – Sabato 29 e domenica 30 aprile alle ore 17 gli allievi del quinto anno del corso di recitazione 2022/2023 di Teatroimpulso mostreranno al pubblico una fase di lavorazione di uno spettacolo.
L’opera oggetto di studio è: “Il lutto si addice ad Elettra”, trilogia di Eugene O’Neill.
Non è uno spettacolo!
Le due serate vedranno impegnati attori diversi che analizzeranno le scene con il metodo degli Etjud. Approccio che il maestro Mario Guarneri ha appreso da Anatolij Vasil’ev e che ha elaborato in 32 anni di attività pedagogica.
Lo scopo è quello di arrivare a una performance viva nella quale l’attore è impegnato organicamente nel processo creativo.
Non è uno spettacolo, niente abiti di scena o scenografie particolari. Ci sarà sul palco solo l’attore, con il suo bagaglio di esperienze maturato durante l’anno.
Si consiglia, pertanto, la partecipazione esclusivamente a chi è interessato al lavoro dell’attore.
Gli attori in scena
Con: Irene Alì – Gianluca Bellia – Nelly Campione – Claudia Cascio – Santi Castrovinci – Gaetano Centamore – Dalila Di Costa – Luisa La Carrubba – Laura Longhitano – Giuliana Mallia – Massimiliano Marano – Manuela Pariti – Valerio Rinaudo – Alessandra Saitta – Rosario Santangelo – Sonia Spina – Francesco Vigo.
Informazioni e prenotazioni
L’ingresso è gratuito ma è indispensabile la prenotazione. Si raccomanda la puntualità perché a evento iniziato non è più possibile entrare.
Per informazioni e prenotazioni: www.teatroimpulso.it – Tel. 349.4002700
Le parole del coach Mario Guarneri
Ai nostri microfoni è intervenuto il coach Mario Guarneri che ha sintetizzato così la sua mission: “Gli attori non sono dei computer che devono essere programmati dal regista ma, come artisti, hanno bisogno di ispirazione. Questo nutrimento lo traggono dal credere nelle circostanze del testo e dall’interazione con i partner di scena nel momento presente”.
E ancora: “L’attore che ‘vive’ artisticamente le vicende del testo mette in moto non solo il cervello ma anche il cuore dello spettatore“.
“Analisi attiva”: il lavoro degli attori di quinto anno
Il quinto anno, denominato “Analisi attiva“, del percorso teatrale di Teatroimpulso, rappresenta un momento cardine, dove si cerca di raccogliere tutto quello che si è seminato nei precedenti 4 anni.
Gli allievi che hanno completato i moduli precedenti, vengono selezionati, dopo una lunga conoscenza reciproca, per far parte di un unico gruppo che si occupa di rivedere e approfondire tutte le esperienze passate e spingersi oltre.
Si tratta di una ricerca costante che non prevede una conclusione.
Metodo degli Etjud
Il nucleo di questa attività sono gli Etjud, delle improvvisazioni drammatiche non libere, ma strutturate sulle circostanze di sceneggiature teatrali e cinematografiche.
L’analisi del ruolo e della pièce non viene fatta usando la fredda razionalità ma, dopo aver scomposto il testo nelle sue componenti e aver ricavato il combustibile per le azioni, l’attore va in scena a incontrare il suo antagonista improvvisando.
Ma gli attori sanno che non è una fede cieca in quello che è stato fatto in passato, quindi si rimettono sempre in discussione indagando nuovi punti di vista, integrando e tentando nuove strade.
Epico, drammatico, comico, grottesco, clownesco… non esiste un approccio completamente corretto né uno completamente scorretto. Nel tempo ogni allievo sviluppa la propria tecnica fondata sulla sintesi delle sue esperienze e di come le ha interpretate, capite e recepite vivendole.
Teatroimpulso in pillole
Teatroimpulso è un’esperienza di vita vera, di ricerca costante, scomposizione della natura più profonda dell’essere umano per arrivare alla vera essenza.
Una visione differente di fare teatro, il copione diventa soltanto uno degli strumenti, ma prima di tutto c’è l’attore con le sue esperienze e il suo vissuto.
Il “qui e ora” diventa l’unica strada da seguire, l’unica “melodia” a cui dare ascolto.
Questo è il Teatroimpulso in pillole, i punti cardine su cui si fonda il lavoro dell’attore:
- L’esperienza non è trasmissibile
L’esperienza non si può spiegare a parole, bisogna avere pazienza per scoprire le difficoltà e imparare ad affrontarle. Non si può affrettare, la si può solamente agevolare creando le condizioni adatte alla scoperta. Lo scopo di questa presentazione è solo quello di eccitare la curiosità. Questo vano tentativo di condensazione genera un elenco di concetti vaghi e slegati.
- Una guida costante
La formazione attoriale non può essere composta da una serie slegata di insegnamenti impartiti da maestri differenti. Questi sono utili prima di fare una scelta di percorso e dopo aver ricevuto una solida formazione, ma non possono sostituire una guida costante nel tempo che accompagni l’attore durante tutta la crescita. Altrimenti è come se qualcuno indicasse una strada da seguire e poi abbandonasse al fai da te.
- Non training fine a sé stesso
Si usa il training per oleare gli ingranaggi con l’unico scopo di mettere in moto la macchina attoriale. Non ci si ferma al training perdendo di vista lo scopo pratico. Non si tratta di misticismo ma di lavorare sull’enorme potenza invisibile che plasma il visibile. Si ricerca l’equilibrio tra spontaneità e controllo, mirato alla creazione di un progetto artistico destinato alla fruizione di un pubblico e non con il fine esclusivo di una esperienza personale e introspettiva. L’allenamento a Teatroimpulso è solo il mezzo e mai il fine.
- Non si formano critici
L’obiettivo è formare degli attori e non dei critici. Delle belle parole l’attore non sa che farsene quando si trova davanti al pubblico. Anzi, ingolferanno la sua spontaneità. I concetti che si affrontano durante le lezioni hanno sempre un risvolto pratico. Recitare è fare.
- Togliere
Si punta non a correggere ma a stimolare la scoperta di possibilità. La creatività e l’espressività non possono essere forzate ma solo liberate. Non si tratta di aggiungere ma di togliere blocchi e freni imposti dall’educazione (cultura e società) e da noi stessi. Il regista ispira l’attore non indica risultati. Con questo percorso, l’attore non avrà qualcosa in più ma una zavorra in meno.
- Non un’unica forma espressiva
Non si persegue una sola forma espressiva ma si sviluppano due ingredienti: la parte drammatica/psicologica e la parte epica/concettuale, da miscelare opportunamente in base al testo da rappresentare. Questo permette sia di coinvolgere emotivamente lo spettatore che indurlo alla riflessione. Utile alla messa in scena più spontanea e viva sia di testi comici che drammatici, epici e concettuali, poetici, psicologici, simbolisti o realisti.
- Metodo
Le emozioni non sono viste come l’obiettivo ma si auspica che siano il risultato delle azioni reali, corrette, necessarie, finalizzate ed efficaci compiute dagli attori in un GIOCO appassionato di un conflitto scenico. Una vita vera, di un vero artistico e non quotidiano, in circostanze false. Non un metodo scientifico ma una visione della verità insita nell’arte.
Teatro, televisione o cinema, la formazione fondamentale di un attore è uguale.