L’editore Mario Ciancio coinvolto nel processo Lombardo

L’editore Mario Ciancio coinvolto nel processo Lombardo

CATANIA – Nelle oltre 320 pagine della motivazione della sentenza che ha condannato l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo emerge anche il nome dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo.

Il gup Marina Rizza ha disposto il rinvio alla procura di alcuni degli atti che l’ufficio del pubblico ministero aveva allegato al processo Lombardo.

Parlando del patron de La Sicilia, il giudice Rizza ha scritto che “attraverso i contatti con Cosa Nostra palermitana avrebbe apportato un contributo concreto, effettivo e duraturo alla famiglia catanese. Per questo appare necessario la trasmissione degli atti al pm per la valutazione di competenza sull’imprenditore“.

Gli episodi a cui si fa riferimento risalgono al 2008, quando Mario Ciancio tenne nei suoi uffici una riunione per cercare di sbloccare l’affare del centro commerciale in contrada Pigno, bloccato per la mancanza di alcune autorizzazioni.

Secondo gli investigatori uno dei soci dell’editore avrebbe cercato il sostegno di Lombardo per ottenere dal Comune di Catania le varianti di progetto che avrebbero permesso il proseguimento dei lavori.

Questi ultimi avevano come protagonista l’imprenditore Vincenzo Basilotta, arrestato e condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Mario Ciancio, attraverso i suoi legali, ha diramato una nota nella quale si difende dalle accuse: “Le valutazioni del Gup che ha condannato il presidente Lombardo affrontano temi e argomenti concernenti la mia persona già noti da tempo al Procuratore della Repubblica di Catania. Sorprende la gravità di una valutazione in ordine alla posizione di una persona estranea al processo e che non ha potuto certamente interloquire con il giudice per fornire dati e notizie che avrebbero determinato una valutazione di diverso tenore

Sarebbe stato fornito infatti ampio materiale documentaleprosegue la nota – da cui rilevare il possesso dei miei terreni da oltre quarant’anni, circostanza che confligge con l’ipotesi di acquisti effettuati per lucrare lauti guadagni in combutta con ambienti mafiosi. Non intendo subire, però, alcuna condanna senza giudizio e sono indignato per essere stato indicato come persona vicina ad ambienti mafiosi”.

Inoltre l’editore catanese ha annunciato di aver incaricato i suoi legalidi affrontare immediatamente i temi sollevati dal Gup con l’unico interlocutore possibile, il Procuratore della Repubblica di Catania il quale certamente non ha bisogno di un giudice che gli dica cosa fare e al quale intendo affidare la mia persona, la mia famiglia e il futuro delle mie aziende”.