CATANIA – “Crisi” è la parola che ricorre più spesso in questo periodo economico difficile. Ma cosa si fa per affrontarla e per limitare i danni? Cosa si fa per tutelare i settori che soffrono e che sono danneggiati ulteriormente dalla concorrenza?
Queste due domande sono frequenti all’interno del movimento dei Forconi, che, da anni, si batte per la salvaguardia del settore primario. L’agricoltura, infatti, è tra i più trainanti in Sicilia. Tuttavia, le difficoltà legate al libero scambio sono molteplici.
L’accordo Euro-Mediterraneo, infatti, ha dato il libero accesso ai prodotti provenienti dal Nord Africa. Spesso, però, si assiste a una vendita che dire “concorrenziale” è poco.
Secondo Mariano Ferro, il rappresentante del movimento dei Forconi, si parla di veri e propri “saldi”. E ancora: “Credo che basti fare un giro tra le campagne della piana di Catania o al mercato di Vittoria per vedere in che condizioni ci troviamo. Le statistiche della Coldiretti, che afferma che il mercato sia in crescita, non trova alcun riscontro”.
In quest’ottica, sarebbe utile tenere a mente l’articolo 7 dell’accordo: se i prezzi scendono oltre il 30% da quello fissato sul mercato si deve intervenire in modo chiaro e deciso. Tuttavia “nessuno sembra interessarsi alla cosa in modo concreto e bisognerebbe chiudere i battenti”, afferma in modo perentorio Ferro.
Un’osservazione va fatta anche per quanto riguarda i finanziamenti PSR 2014-2010, finiti sotto l’occhio del TAR per alcune anomalie che stanno facendo tremare circa 8000 aziende che sperano in quei contributi. Ma, basterebbero? Secondo Ferro no: “Richiedere i finanziamenti PSR non risolverebbe nessun problema. Servirebbe solo a riprendere un po’ di ossigeno e a ritardare i tempi di una crisi che, così, sembra già segnata. In molti, infatti, devono pagare mutui o altro. Se lo Stato non interviene non ci sarà mai un’inversione di tendenza. Piuttosto, come sta già accadendo, solo rassegnazione”.
Cosa fare? Semplice! “Non ci resta che incontrare gli agricoltori – continua Ferro – e vedere esattamente ciò che vogliamo fare. Ma se dai piani alti nessuno si muove, non devono lamentarsi se poi blocchiamo strade o porti. Il problema è che poi siamo noi quelli che sbagliamo”.