Insegnanti di ieri e di oggi: come è cambiata la percezione di una professione così importante

Insegnanti di ieri e di oggi: come è cambiata la percezione di una professione così importante

CATANIA – In una società che cambia e si modifica alla velocità della luce, il ruolo della scuola e degli insegnanti resta un punto di riferimento. Ma cosa è cambiato negli ultimi 30 anni? Come si è trasformata la percezione dei docenti? Da figure autorevoli che godevano della totale fiducia dei genitori, sono diventati vittime di un atteggiamento maleducato e arrogante.

Per capire questo fenomeno, che spesso vede i docenti vittime di aggressioni da parte di genitori, abbiamo intervistato tre professoresse di generazioni differenti, ascoltando e confrontando le loro esperienze.

Oltre alla perdita di credito della figura del docente nell’ambito sociale, ha contribuito in modo rilevante l’atteggiamento diffuso da parte delle famiglie di iper proteggere i propri figli, escludendoli dalla realtà di doveri e responsabilità che la scuola richiede“, afferma Rosetta Giuffrida, insegnate per oltre 45 anni. “Inoltre, l’introduzione dell’autonomia ha trasformato le scuole in istituti che devono ‘vendere prodotti’ e acquisire clienti da accontentare e ascoltare sempre, anche quando non sarebbe il caso. Questo atteggiamento ha ulteriormente sminuito la figura dell’insegnante. L’alternanza dei governi tanto nota a tutti ha contribuito a peggiorare la situazione: “I decreti delegati del 1974 hanno introdotto la partecipazione di genitori e studenti alla vita delle scuola ma non ne hanno chiarito i limiti. I primi ne hanno preso parte attraverso una inopportuna ingerenza nella didattica e nella valutazione, che dovrebbe essere prerogativa esclusiva degli insegnanti“.

Un aspetto da non sottovalutare è la complessità dell’approcciarsi ogni anno a allievi e genitori differenti. Solo con l’esperienza e l’acquisizione di competenze si può far fronte a tale difficoltà: “Non esiste un metodo, è necessario entrare in classe sempre con il sorriso, lasciandosi i problemi personali alle spalle. Ma bisogna far capire che tu sei l’autorità, ma che il rispetto è reciproco“, afferma Lucia Sciacca, con una carriera di 43 anni alle spalle, ormai in pensione. “Con i genitori bisogna dimostrarsi disponibile e far capire che l’insegnante non è un nemico dei figli, quindi la collaborazione è indispensabile. Gli arroganti vanno messi al loro posto con fermezza.

L’insegnante ha perso la sua dignità professionale perché gli alunni pensano di avere sempre ragione, non conoscono la disciplina e le regole per loro non esistono. Questo è il frutto di una deriva sociale che lascia sempre maggiore spazio alla maleducazione: Alcuni personaggi pubblici e i social non danno esempi di buona educazione. Si pensa di poter offendere gli altri impunemente. Il periodo che viviamo è simile a quello descritto da Platone nel ‘De re publica’ quando parla di una società in cui i figli non rispettano i genitori, i discepoli non rispettano gli insegnanti e così via. Il filosofo conclude dicendo che tutto questo porterà alla fine della libertà, conclude la professoressa Sciacca.

Ci si chiede come sia possibile uscire da questa situazione, in modo da ridare dignità a un’intera categoria. “Si dovrebbero trovare nuovi canali di comunicazione efficaci tra insegnanti alunni e famiglie, in modo tale da ristabilire i ruoli. Tornare ad avere l’insegnante autorevole senza dimenticare che oggi gli alunni vogliono essere ascoltati perché hanno davvero tante cose da dire. Ri-educare anche i genitori ad accettare la figura dell’insegnante autorevole e soprattutto rispettarla”, afferma Clara Sciuto, professoressa da 9 anni e che giornalmente si confronta con gli alunni. “È importante dare ai nostri studenti scuole sicure e tecnologicamente avanzate“.

Oggi il coinvolgimento dei genitori è possibile, ma bisogna trovare il metodo adatto per evitare che i limiti vengano oltrepassati: “La comunicazione è il primo passo verso un approccio differente da quello attuale. Noi docenti facciamo spesso corsi di aggiornamento e di formazione. Forse anche i genitori andrebbero formati. Coinvolgerli nella giusta misura – ricordiamoci sempre che ognuno deve rispettare il proprio ruolo. Ritengo sia importante avere gli psicologi a scuola per aiutare le fragilità di alunni e genitori“.

Quindi il cambiamento è avverabile, ma per farlo è necessario l’interesse congiunto di numerose forze.

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