Le Rame di Napoli tra tradizione e innovazione: le varianti che fanno “storcere il naso” ai catanesi

Le Rame di Napoli tra tradizione e innovazione: le varianti che fanno “storcere il naso” ai catanesi

SICILIA – Un solido “pilastro” della tradizione culinaria catanese, ma anche uno spunto per sperimentare e rendere innovativo perfino il più storico dei dolci.

Le rame di Napoli hanno radici molto antiche, che nel tempo sono state preservate e tramandate da una generazione all’altra, come una di quelle consuetudini che diventano “legge” in ogni famiglia siciliana.

Degustare il tipico dolce di Ognissanti e della ricorrenza dei Morti rappresenta indubbiamente un “rito” fondamentale per tutti coloro che intendono tenere fede alla tradizione. Ma anche solo cogliere la possibilità di assaporare una specialità inconfondibile e irrinunciabile per la stragrande maggioranza dei consumatori.

L’innovazione come “affronto” alla storia

Ciò che adesso fa discutere è la decisione, di alcune pasticcerie, ma più in generale di diversi venditori, di non attenersi sempre e solo alla ricetta classica, ma di proporre ogni anno gusti nuovi e “al passo con i tempi”. Una scelta che da un lato viene premiata dai palati più predisposti alla sperimentazione, ma che dall’altro viene giudicata come “azzardata” da chi alla tradizione non rinuncerebbe mai, e quindi considera ogni cambiamento un affronto alla storia dell’amato dolce.

Le varianti più “gettonate”, ma al tempo stesso messe in discussione, sono quelle al kinder bueno, al cioccolato bianco, alla nutella e al pistacchio.

Le Rame “contese” tra Napoli e Sicilia: le origini

Risulta ingannevole il nome che viene dato alle rinomate “Rame”, non necessariamente – secondo quanto ricostruito nel tempo – nate nella città partenopea. Una delle versioni relative alla nascita del “dolce dei Morti” non esclude comunque questa possibilità, con l’idea che il merito sia da attribuire a un pasticcere napoletano.

Ciò che è certo è che l’ideazione della ricetta sarebbe riconducibile agli anni del Regno delle Due Sicilie, situazione geopolitica che avrebbe favorito uno scambio anche culinario tra le regioni coinvolte.

Non si esclude però che in realtà le radici del dolce affondino proprio in Sicilia e che il nome rappresenti un segno di riconoscenza dell’Isola nei confronti di Napoli, omaggiata in quanto capitale del Regno.

L’ipotesi che però convince più delle altre è ricollegata all’ambito politico ed economico di quel tempo. Dopo la formazione del Regno che ha segnato il “connubio” Napoli-Sicilia, è stata introdotta una nuova moneta in lega di rame che potesse sostituire quelle in oro e argento, chiaramente più preziose. Un gesto che il popolo non accolse affatto con serenità, interpretando questa scelta come un segno di impoverimento della società.

Proprio nell’intento di dar vita a un’ironica “ribellione” nei confronti dei “piani alti”, fu presa la decisione di creare un dolce che avesse le sembianze dalla nuova moneta.

Sarebbe quindi un vero e proprio messaggio di satira e opposizione a celarsi dietro le Rame di Napoli, simbolo dello spirito forte e resiliente del popolo siciliano, e soprattutto catanese.