Quando in Sicilia la terra trema mette paura: da Val di Noto a Messina, fino alla Valle del Belice

Quando in Sicilia la terra trema mette paura: da Val di Noto a Messina, fino alla Valle del Belice

CATANIA – La scossa di terremoto che la scorsa notte ha colpito, seppur con effetti non catastrofici, l’area occidentale dell’hinterland etneo non è certo la prima che è stata registrata sulla nostra isola, conosciuta anche per essere un’area a rischio sismico molto forte.

A questo, contribuiscono senza ombra di dubbio la presenza di tre vulcani come Etna, Vulcano (dal quale prende il nome la piccola isola) e Stromboli, ma gli eventi sismici dal XVII secolo fino a oggi hanno interessato quasi tutta l’isola.

L’evento sismico, noto come Terremoto del Val di Noto, che nel 1693 risparmiò dai danni solo la provincia trapanese e colpì in particolar modo Catania, è il padre di tutti gli eventi dell’età moderna e contemporanea. Da esso, infatti, il capoluogo etneo iniziò un processo di ricostruzione che diede il via alla diffusione del barocco siciliano come stile architettonico.

Nel secolo successivo ebbero luogo alcune scosse che non superarono il settimo grado della scala Richter. In ordine cronologico gli epicentri furono: Castroreale, nel Messinese, nel 1717; Palermo nel 1726, con lievi danni anche a Trapani; Naso, sempre nel Messinese, nel 1739; Trapani nel 1751; Raccuja, altro centro del comprensorio peloritano, nel 1780. L’evento di portata più grande avvenne tre anni dopo e interessò lo Stretto di Messina, tra l’Appennino Calabro e la costa tirrenica del Messinese, mentre nel 1786 l’epicentro fu Oliveri, sempre in provincia di Messina, e i danni furono registrati fino al capoluogo peloritano.

Nel XIX secolo le faglie si assestarono. Poi, nel 1818, ad Aci Sant’Antonio, nel Catanese, fu registrato un sisma di magnitudo 6.0, mentre l’ultimo si verificò nel 1894 e raggiunse il 6.1 e colpì la provincia peloritana, anche se ebbe come epicentro San Procopio, in provincia di Reggio Calabria. Fu colpito in particolar modo il Comune di Santa Venerina, nel Catanese, per ben due volte, la prima nel 1889 e la seconda cinque anni dopo.

Proprio il piccolo paese etneo, oltre un secolo dopo, subirà gravissimi danni, ma andiamo con ordine. Con l’inizio del XX secolo l’evento più catastrofico (magnitudo 7.2) avvenne a Messina, nel noto terremoto del 1908, che portò all’intera distruzione della città dello Stretto e alla successiva ricostruzione che la trasformò dal punto di vista architettonico, rendendola una città contemporanea.

Seguirono altri eventi di piccola entità, fino al 1968, anno del terremoto della Valle del Belice, nel Trapanese, che provocò gravi danni anche in molti paesi delle province di Palermo e Agrigento. La zona, fino ad allora, era sottovalutata da un punto di vista sismico e l’evento, di magnitudo 6.4, viene ancora oggi ricordato dalle persone della zona. Nel 1990 toccò alla provincia siracusana, con epicentro Augusta, subire un evento sismico nel noto terremoto di Santa Lucia, di magnitudo 5.7. Infine, nel 2002, anno in cui fu colpito il comprensorio di Santa Venerina e i danni partirono dalla zona della chiesa di Maria Santissima del Carmelo, nella contrada Bongiardo. Il grado magnitudo fu 4.4.