CATANIA – Si gioca al rimpallo sulla vicenda. C’è chi non ricorda e chi rinvia a terzi. E il mistero si infittisce attorno al progetto “ScuolaInBici” che proposto nel 2009 doveva diventare attuativo nel 2010 ma ancora nulla si è visto e nulla si è sentito.
O meglio una cosa si è sentita e cioè la voce del capogruppo del centro destra Manlio Messina che durante la seduta di consiglio di ieri pomeriggio ha citato la nostra inchiesta chiedendo chiarezza… quella che non è stata fatta fino a questo momento.
“Apprendiamo dalla testata giornalistica NewSicilia.it, che ringrazio, di un progetto di bike sharing lasciato all’abbandono. Vorremmo capire bene i costi del progetto – ha affermato Messina durante la seduta – e come sono stati utilizzati i fondi. Faremo richiesta scritta per avere dettagli ulteriori sui costi perché, anche se si tratta di un progetto avviato dalla precedente amministrazione, è importante adesso capire la situazione”.
E intanto la notizia comincia a circolare e siamo venuti a sapere che più o meno a fine giugno all’IPSIA Enrico Fermi sono arrivati i carabinieri in quanto diverse delle biciclette assegnate a questo istituto superiore, durante la notte, sono state rubate. Mentre all’Archimede e al Convitto Cutelli non ci sono i sellini, molte non hanno i pedali e mancano le batterie in quelle elettriche. Ricordiamo che secondo l’accordo con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per il progetto è stato stanziato oltre un milione di euro.
Abbiamo chiamato in causa anche l’attuale assessore all’ecosistema urbano, alla mobilità, alla trasparenza e alla legalità Saro D’Agata che ci ha risposto così: “Non mi risulta che le biciclette siano rovinate ma in ogni caso cercherò di capire bene i termini della vicenda e se le bici saranno utilizzabili le reimpiegheremo magari nelle università che ne hanno fatto richiesta o le daremo alla polizia municipale. Intanto cerchiamo di capire”.
L’ex sindaco Raffaele Stancanelli, che ieri ci ha dichiarato di non ricordare i dettagli di un progetto che risale a cinque anni addietro, ha scelto, però, di attivarsi personalmente per andare a fondo sulla vicenda e cercare di capire qual è stato il meccanismo dell’ingranaggio che si è inceppato in maniera tanto clamorosa da far naufragare l’iniziativa. E probabilmente, anzi sicuramente, c’è qualcun altro che conosce nei minimi dettagli la faccenda e che non vuole uscire, al momento, allo scoperto. E chissà che dalle aule consiliari questo “giallo” non arrivi direttamente in mano alla magistratura.