GIARRE – Nel giorno in cui Massimo Milano e Gino Campanella si sono uniti civilmente, nel 40esimo anniversario della tragedia omofoba di Giarre che ha visto l’uccisione di Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, ecco che arrivano gli auguri di Arcigay Catania, Enna, Caltanissetta e Ragusa riuniti per la neo-coppia.
Il messaggio: “Possano giungere a Massimo Milano e Gino Campanella, stretti dal sigillo dell’unione civile, i migliori e sinceri auguri da parte dei comitati Arcigay di Catania, Enna, Caltanissetta – Siracusa – Ragusa e dai loro rispettivi rappresentanti Armando Caravini (Catania, Enna e Caltanissetta), Lucia Scala (Siracusa) ed Emanuele Micilotta (Ragusa)“.
La tragica fine di Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola
Il 31 ottobre del 1980 i corpi di Giorgio Agatino Giammona (25 anni) e Antonio Galatola (15 anni), due ragazzi di Giarre, furono trovati senza vita, stretti in un abbraccio in un campo isolato. Entrambi uccisi da un colpo di pistola alla testa.
Le indagini, che all’inizio sembrarono tradire la fretta di archiviare il tutto come un duplice suicidio, portarono poi all’individuazione di un colpevole, Francesco Messina, all’epoca poco più che 13enne e quindi non imputabile. Francesco disse di aver agito sotto richiesta di Giorgio e Tony, ma è probabile che la pressione fosse arrivata da persone desiderose di vendicare l’onore offeso dallo scandalo di due ragazzi che si amavano liberamente in un paese della provincia siciliana, quarant’anni fa.
Ma si tratta di una confessione subito ritrattata e ricca di falle e incongruenze che infine lascia il delitto senza un colpevole. La vicenda è nota in tutta l’Italia grazie ai media e diventa tema centrale di diverse manifestazioni pubbliche di protesta che si svolgono proprio a Giarre organizzate da molte associazioni e molti circoli. Tra questi manifestanti anche Massimo e Gino, che si erano conosciuti nel 1978 quando rispettivamente da Roma e Torino si trasferiscono a Palermo. All’indomani dei fatti di Giarre decidono di riempire un vuoto sociale e un silenzio mediatico che a quel punto sono impossibili da ignorare e dolorosi da vivere.
Per la prima volta in Italia si parlò di omofobia e ciò diede la spinta alla nascita prima dell’Arci-gay, un’estensione dell’Arci diritti civili, e successivamente di Arcigay come associazione nazionale. Insieme a Massimo e Gino a dar vita al primo circolo di Arcigay in Italia Antonino De Gregorio, Eugenio Arena, Francesco Lo Vecchio, Luigi Mutolo, Giovanni Orlando, Salvatore Scardina, Vincenzo Scimonelli e Salvatore Trentacosti.
Massimo e Gino: la storia del Movimento
Dalla fondazione di Arcigay le lotte per i diritti delle persone Lgbt+ sono passate sulla pelle di Massimo e Gino. Dalla loro bottega artigiana nel quartiere Ballarò, alle strade e fino ai palazzi istituzionali, la coppia ha celebrato e commemorato, elaborato e combattuto “contro ogni discriminazione e per l’uguaglianza dei diritti” sin dagli anni Settanta.
Nel giugno del 1981 nei giardini di villa Giulia a Palermo la prima manifestazione dell’orgoglio omosessuale e, il 28 giugno del 1993, giornata internazionale dell’orgoglio Lgbt+, il primo “matrimonio” di protesta in Italia è in piazza Pretoria a Palermo: gli sposi sono Massimo e Gino, protagonisti di un rito esclusivamente simbolico in un Paese che non ha ancora aperto i registri delle unioni civili. A sposarli c’è Ernesta Morabito (ex consigliera del Pd) sotto gli occhi dei testimoni Pietro Folena e Giovanni Ferro. Alla cerimonia hanno assistito oltre 200 persone tra cui cronisti inviati da ogni parte d’Italia e la foto della coppia appare anche sul New York Times.
Nel giugno del 2010 a Palermo si svolge il primo Pride della Sicilia, a villa Giulia: quasi una scommessa per gli organizzatori, reduci da diversi attacchi omofobici violenti avvenuti nel corso dell’inverno precedente, che si rivelò un successo e che ogni anno è uno degli eventi più attesi dall’intera città, inclusivo e partecipato.
Progresso da un lato, work in progress dall’altro
In occasione di questo anniversario dell’uccisione della giovane coppia di amanti non possiamo che riflettere sulle conquiste ottenute nei termini del riconoscimento degli amori e delle relazioni, senza distinzioni di sorta, gioendo profondamente dell’unione di Massimo Milani e Gino Campanella.
Allo stesso modo, non possiamo tacere: è assente sul terreno dell’omotransfobia un analogo passo avanti. Preme ricordare la legge Zan, attualmente in discussione alla Camera, per cui si chiede l’immediata approvazione. Sarebbe anche un modo di rendere finalmente giustizia a Giorgio e Tony.
L’unione civile di Massimo Milano e Gino Campanella
Dopo oltre quarant’anni d’amore e di lotta per i diritti di tutti e tutte, dopo un primo matrimonio simbolico, quindi, Massimo Milani e Gino Campanella hanno detto “Lo voglio” nella Sala degli Specchi del palazzo di Città di Giarre (Ct) a mezzogiorno di sabato 31 ottobre 2020.
Tra fiori, agrumi e decorazioni di ispirazione siciliana, ad allestire la sala sono stati gli studenti e le studentesse del Convitto Annesso a I.I.S. Mazzei di Macchia di Giarre diretti dalla preside Tiziana D’Anna. A colori invertiti rispetto alla celebrazione di schieramento del ’93 ed entrambi con un bouquet donato da Motisi Floral Design, Gino indossa un completo bianco ghiaccio di Dolce & Gabbana e Massimo entra in sala in una nuvola di colore rosso fuoco.
L’abito da sposa, disegnato e donato da Morena Fanny Raimondo, ha una gonna con strascico e una giacca a taglio smoking rivisitato e arricchito di due interventi a cura di ilovetaboo.com che ha decorato un rever della giacca con la scritta “O si è felici o si è complici“, titolo di uno spettacolo di Nino Gennaro nonché testo più volte portato in scena e in piazza da Arcigay Palermo e ispirazione per diversi eventi politici e teatrali tra cui un reading dell’attore e regista Massimo Verdastro, presente in sala in qualità di testimone insieme all’attivista Lorenzo Canale.
Sull’altro rever, invece, la scritta “Giorgio e Toni”, in tributo ai due giovani fidanzati assassinati il 31 ottobre di 40 anni fa, proprio a Giarre, e il motivo per cui Massimo e Gino hanno scelto di celebrare nel piccolo Comune del Catanese l’unione civile.
Trenta invitati per partecipare al loro momento felice
Trenta i presenti nella sala degli Specchi, a causa delle restrizioni in contrasto al contagio da Covid, tra attivisti e attiviste di tutta Italia c’è il sindaco di Giarre Angelo D’Anna in veste di celebrante, due anime del Palermo Pride, Luigi Carollo e Mirko Pace, la storica compagna di Nino Gennaro Maria Di Carlo, l’ex presidente di Arcigay nazionale Paolo Patané.
Insieme a loro Dario Accolla, Nicola Bellucci, Claudia Brunetto, Giulia Cancilla, Genny Carlino, Renzo Conti, Tiziana D’Anna, Pietro Di Noto, Giuseppe di Salvo, Maria Angela Fatta, Virginie Flachet, Paolo Mannina, Vincenzo Musella, Eugenia Nicolosi, Marta Occhipinti, Maria Cristina Onorati, Fulvio Perna, Marcello Pupella, Giuliano Rocca, Valerio Strati e Valentina Troncato.
Agli invitati e alle invitate sono stati donati in ringraziamento dei confetti avvolti in piccole bustine donate dalla Sartoria Sociale di Palermo. Al termine della cerimonia, organizzata dalla wedding planner Sofia Ganci, Massimo e Gino hanno portato uno dei bouquet al cimitero di Giarre, lasciandolo in dono per Giorgio e Toni, vittime di feroce omofobia e vile omertà nell’Italia degli anni Ottanta e loro malgrado scintilla che accese il fuoco del movimento Lgbt+.