Il disonore su Facebook, l’agguato e il far west a San Cristoforo: regolazione di conti a colpi di pistola

Il disonore su Facebook, l’agguato e il far west a San Cristoforo: regolazione di conti a colpi di pistola

CATANIA – Un’offesa di troppo su Facebook, un disonore e l’agguato per vendetta. Poi, la risposta del rivale, tutto a colpi di pistola. Uno scenario da far west quello vissuto a San Cristoforo nel 2016, quando Sebastiano Musumeci fu colpito alle spalle da alcuni colpi di pistola.

Insieme a lui, rimase ferito anche un ragazzino di 15 anni che, come Musumeci, fu accompagnato in ospedale. Da qui le indagini e l’identificazione dell’attentatore, Angelo Sciolino, trovato con tracce di polvere da sparo sui vestiti. Ad aggravare la sua posizione anche 5 bossoli trovati in prossimità della sua abitazione.

Una rivalità, quella con Musumeci, che non è finita la sera dell’8 giugno del 2016. A distanza di alcuni mesi, il 23 settembre dello stesso anno, il figlio di Sebastiano, Salvatore Musumeci, preparò un agguato in piazza Federico di Svevia, colpendo al volto, alle braccia e alla gambe Sciolino. L’attentatore fu fermato poco dopo e arrestato dopo essere stato trovato con una pistola.

Le indagini, iniziate da questi episodi, hanno consentito di ricostruire l’intera organizzazione criminale gestita da Sciolino, dedita anche al furto e rivendita di auto. I mezzi rubati venivano portati e ceduti nell’agrigentino da un suo complice, Salvatore Giannavola.

A incastrarli alcune intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno permesso di individuare nel rione di San Cristoforo il loro quartier generale. Un lavoro difficile e minuzioso per il linguaggio criptato utilizzato dai sodali.

In relazione ai fatti, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il carcere per 3 di loro (Angelo Sciolino, Matteo Sciolino e Luciano Ricciardi) e l’obbligo di dimora per gli altri 3 indagati (Federico Rosario Cristaldi, Salvatore Piero Azzia, Salvatore Giannavola).

Le FOTO e i NOMI degli arrestati