Coronavirus e settore notturno, il racconto del Dj catanese Paolo Raia: “Non tutelano i nostri diritti “

Coronavirus e settore notturno, il racconto del Dj catanese Paolo Raia: “Non tutelano i nostri diritti “

CATANIA – La chiusura totale causata dal Coronavirus ha dato vita a delle vere e proprie voragini interne a settori e attività che si sono visti costretti a chiudere i battenti. Da mesi ormai, interi comparti non sono più liberi di svolgere il proprio lavoro e nemmeno in grado di prevedere un possibile futuro rientro.

In vista della famosa “Fase 2“, in partenza il 4 maggio, con un piano ben specifico e strutturato ai fini di una ripartenza a scaglioni, determinate categorie e attività continuano a non essere tenute in considerazione.

Presi in pieno da questo tsunami epidemiologico vi sono gli operatori musicali, i Dj e l’intero settore delle discoteche e dell’intrattenimento. A tal proposito, è intervenuto ai microfoni di Newsicilia.it Paolo Raia, progettista sociale, intrattenitore, organizzatore di eventi, voice e operatore turistico siciliano.

La situazione è più drammatica di quel che si possa pensare. L’ultimo evento lavorativo risale all’8 marzo, giornata volta alla celebrazione della festa delle donne, dopodiché c’è stato il blocco totale“.

Sin dai primi Dpcm è stato chiaro come gli ambienti notturni e le discoteche sarebbero state le ultime ruote del carro, proprio in virtù dei presupposti richiesti dal Governo“Noi lavoratori del settore siamo coscienti del problema dell’assembramento e che vadano prese delle misure effettive, ma il punto è che siamo stati realmente dimenticati e abbandonati dallo Stato, in quanto ad oggi non esiste nessuna legge che tuteli i nostri diritti“.

Non c’è alcun tipo di sindacato che ci tuteli– prosegue -, siamo una categoria addirittura non menzionata e lasciata al suo destino, pur rappresentando il 15% dell’ingresso economico nazionale. Ad oggi non si tratta più di un secondo lavoro o di un hobby retribuito, bensì di un lavoro a tutti gli effetti, che mi permette di vivere, come negli ultimi venti anni”.

Una conversazione appesa a un unico filo conduttore: quali sono le garanzie per questi tipi di lavoratori?

Non ci sono speranze, nessuno ci dice cosa fare, non siamo nella condizione di sapere cosa succederà a fine mese, non sappiamo tra quanto potremo pagare l’affitto e non c’è alcuna certezza nemmeno per il 2021. Che tipo di garanzie potremo mai avere? Nessuna mi viene da dire. Così come per tantissimi altri settori come bar, ristoranti, impianti balneari, parrucchieri e via dicendo… Non chiedo di essere mantenuto dallo Stato, non voglio soldi, ma vorrei poter avere una via da seguire, vorrei che dessero delle alternative lavorative a chi come me ha sempre lavorato con dignità in questo ambiente”.

Perché anche noi abbiamo delle spese e le rate non si pagano da sole. Nessuno verrà mai a dirci di interrompere i pagamenti degli acquisti effettuati in precedenza o dell’automobile. Ma senza l’auto come andrò a fare la spesa?“.

Parole dure, che arrivano proprio da chi invece si mette a disposizione della società. Paolo Raia, infatti, si occupa di tour sociali nelle scuole, parlando di violenza, bullismo e del connubio alcool e droghe da ben quattordici anni, e lo fa per il puro piacere di farlo e di portare un messaggio positivo alle nuove generazioni, senza alcuna retribuzione.

Molti dei miei colleghi si esprimono, anche pubblicamente, tramite dirette social, dicendo che andrà tutto bene, ma la verità è che servirà una presa di posizione seria, perché se no moriremo di fame“, così conclude il suo sfogo Raia, con un’amara presa di coscienza del problema che lo lega ai tantissimi che svolgono la sua attività.

C’è, dunque, un gran bisogno di dare una voce a tutto ciò, nella speranza che possa arrivare più lontano possibile e che al contempo possano giungere degli aiuti concretiattuabili quanto prima.

Immagine di repertorio