CATANIA – Archiviati, ma forse non ancora digeriti, la cena della vigilia e il pranzo di Natale, è già arrivato il momento di pensare al menù per il cenone di San Silvestro. Ed è bene non farsi trovare impreparati.
Che si tratti di un menù a base di carne, o a base di pesce, o “mare e monti” per chi sceglie di far contenti proprio tutti a tavola, non potranno mancare alcune pietanze.
Guai, infatti, a rinunciare al connubio lenticchie e zampone o cotechino che, si sa, la tradizione indica come piatto di buon augurio per il nuovo anno alle porte. E i più scaramantici, in vista di 365 giorni all’insegna del numero 17, proprio non potranno farne a meno.
Non potranno poi mancare le sicilianissime scacciate, preferibilmente con tuma e acciughe o con cavolfiore e acciughe, o ancora con broccoli “affogati”, e le crespelle ripiene di ricotta o acciughe.
Altro grande piatto della tradizione siciliana, immancabile sulla tavola del 31 dicembre, il baccalà fritto in pastella.
E se al momento del dolce il rischio è di veder parenti e amici dividersi in due fazioni a seconda della preferenza “pandoro” o “panettone”, si può sempre ricorrere a qualche dolce tipico nostrano per evitare faide culinarie, come i classici cannoli o il torrone siciliano.
Per chi, invece, vuol deliziare il palato con un menù che alla tradizione dia un tocco di innovazione, può affidarsi alle ricche portate con le quali lo chef Saverio Piazza “vizierà” gli ospiti de “Il Timo Gourmet Restaurant” del “Four Ponits by Sheraton Catania”.
Per il menù del cenone di San Silvestro lo chef proporrà:
- Baccalà mantecato al basilico su spuma di patate al timo;
- Sformato di riso alle erbe al ragù di astice;
- Tortello di ricotta con ratatouille di ortaggi, tartufo bianchetto e grana;
- Scottata di arricciola al basilico rosso su crema di cime di rapa;
- Carpaccio di finocchi al limone;
- Rivisitazione della “sfincia” con crema chantilly e frutti di bosco;
- Brindisi di mezzanotte con cotechino, lenticchie e agrumi.
Portate che certamente rispecchiano il motto dello chef Piazza, per il quale “la cucina è fatta di troppe emozioni, che io cucino con tutto quello che ho dentro. E quando assaggio qualcosa riconosco il mio stato d’animo e il mio pensiero, la mia costruzione e il mio cuore. Non è un lavoro, è un’emozione”.