CATANIA – Con decreto del 6 dicembre 2018, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, accogliendo la richiesta avanzata dalla procura della Repubblica di Catania, ha disposto il rinvio a giudizio degli ex componenti gli organi aziendali della Banca Popolare dell’Etna Società cooperativa con sede a Bronte (CT), prima in amministrazione straordinaria (aprile 2014- novembre 2015) e poi cessata a seguito della fusione per incorporazione con “Igea Finanziaria S.p.A”.
Per tredici persone indagate, la procura etnea ha richiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per le ipotesi delittuose di aggiotaggio e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. A essere rinviati a giudizio sono:
- Filippo Azzia, 59 anni
- Emilio Monfrini, 83 anni
- Carmelo Schilirò, 58 anni
- Piero Portale, 61 anni
- Giuseppe Martelli, 60anni
- Antonio Cipolla, 55 anni
- Michele Biondi, 64 anni
- Nunzio Faranda, 73 anni
- Giosuè Russello Saccullo, 55 anni
- l’ex direttore generale Alfio Benvegna, 70 anni
Oltre agli ex componenti il collegio sindacale:
- Sebastiano Alberto Caserta, 67 anni
- Alfredo Giuseppe Nigro, 56 anni
- Gabriele Angelo Ciraldo, 53 anni.
L’ex banca brontese è stata oggetto di accertamenti ispettivi disposti dalla banca d’Italia a seguito dei quali è stata evidenziata la progressiva compromissione degli equilibri tecnici aziendali, oltre a gravi carenze nella governance.
Le critiche emerse hanno portato la banca popolare dell’Etna, nell’aprile del 2014, a essere sottoposta a procedura di amministrazione straordinaria conclusasi il 30 novembre 2015 a seguito della fusione per incorporazione con l’intermediario finanziario romano “Igea Finanziaria SpA”, che ha dato origine al nuovo istituto di credito “Igea Banca SpA”, con sede legale a Roma, con sportelli nella Capitale e in Sicilia (Palermo, Catania e Bronte).
Le indagini effettuate dai finanzieri del nucleo di polizia economico- finanziaria di Catania, anche sulla base dell’analisi della documentazione messa a disposizione dalla banca d’Italia, hanno consentito di contestare una serie di episodi di gravi irregolarità nell’amministrazione e di gravi violazioni normative. In particolare, le indagini svolte dalle fiamme gialle etnee hanno messo in evidenza:
- un anomalo accentramento del potere decisionale a favore dell’ex presidente del consiglio d’amministrazione, Filippo Azzia e dell’ex direttore generale Alfio Benvegna, i quali, nella redazione del bilancio del 2012, hanno adottato criteri di valutazione dei prestiti non in linea con i principi contabili internazionali;
- l’inefficace azione di controllo da parte del collegio sindacale che, in particolare, ha omesso di svolgere una sorveglianza attiva sulla corretta applicazione della normativa antiriciclaggio;
- un’imprudente politica creditizia che ha provocato il rapido deterioramento del comparto con pesanti conseguenze sulla redditività e il patrimonio;
- differenti conflitti di interesse originati dall’esistenza di “parallele” relazioni d’affari intrattenute dagli amministratori della banca con clienti della stessa.