CATANIA – Era il 20 gennaio del 2020 quando durante la notte il cortile interno dell’edificio di via Castromarino 11 è improvvisamente collassato su sé stesso e oggi, dopo un anno e mezzo, si torna a parlare del grave accaduto attraverso una segnalazione pervenuta al Comitato Cittadino Vulcania.
Tutto è iniziato dopo che alcuni residenti del quartiere Borgo-Sanzio hanno lamentato rumori e tremori forti, oltre che danni, al passaggio della metropolitana.
“Lungo il percorso della metropolitana (Fermata “Borgo”) si avvertono sempre di più forti vibrazioni prodotte dal passaggio del metrò. Si tratta di un effetto simile a quello prodotto da lievi scosse di terremoto che fanno tremare i vetri delle finestre, provocano oscillazioni di mobili, tubature e crepe nelle pareti. Gli abitanti degli edifici situati a ridosso della linea della metropolitana, in questione, da anni denunciano di avvertire vibrazioni sempre più notevoli nelle loro abitazioni e i commercianti nelle loro botteghe ma mai con questa intensità e protratti nel tempo”, questo si legge in una segnalazione di due giorni fa.
Il caso del crollo di via Castromarino
I tremori, i vetri, i mobili che si spostano: questa segnalazione ha fatto riaffiorare un ricordo nella mente di una degli abitanti dell’edificio, portavoce degli sfollati di via castromarino, il cui palazzo è crollato al seguito del passaggio della talpa della metro.
“Tutto quello di cui si lamentano gli abitanti del quartiere Borgo-Sanzio è esattamente quello che abbiamo vissuto noi 20 giorni prima del crollo: oggetti si spostavano per le vibrazioni, crepe. Eppure molte case erano nuove, appena ristrutturate, ma piene di crepe, con mattonelle che saltavano. Poi è arrivato il crollo, dopo che le crepe divennero di 1 cm. Ci dissero che non c’era alcun problema e ci rimandarono a casa. Quella stessa notte tutto è cambiato“, ha raccontato al Comitato.
Continua: “Ci hanno lasciati al freddo per 5 ore e ci hanno mandati in albergo (in stanze che abbiamo dovuto pagare), poi siamo stati buttati fuori anche da lì e ci siamo dovuti arrangiare. Ancora molti pagano il mutuo delle case distrutte, viviamo in appartamenti minuscoli con affitti altissimi, alcuni con bambini, anziani e soggetti fragili. Nessuno dovrebbe passare quello che abbiamo passato noi, per lo Stato noi 16 famiglie coinvolte nel crollo siamo morte quella notte. Bisogna fare qualcosa prima che sia troppo tardi”.
La causa civile e penale
Prosegue il racconto: “Noi abbiamo una causa civile e penale in corso affiancati dall’avvocato Lipera, che abbiamo contattato 24 ore dopo il crollo. Guerreggiamo da allora, abbiamo anche chiamato Striscia La Notizia“.
“L’ingegnere a Settembre ha verificato quello che è successo. La grotta che crollando ha fatto collassare il palazzo ha ceduto a causa di diversi errori progettuali palesi. Invece che a 35 metri, gli operatori hanno scavato a 17 metri per risparmiare, dovevano fare dei carotaggi ogni metro e invece ne hanno fatto uno solo dove stava per nascere la stazione, a 150 metri dopo il crollo, senza fare altre indagini. Non è stato nemmeno messo in conto il bunker di via Daniele che era già stato segnalato e che continuava attraverso tutto il quartiere”, spiega.
E ancora: “Ci è stato detto che i lavori devono essere ripresi, dunque da parte nostra le richieste sono state due: o la ricostruzione del palazzo con un indennizzo per lo sfollo o l’acquisto delle nostre case, così da potere comprare di nuove. La nostra battaglia la combattiamo in tribunale. Con Striscia La Notizia siamo riusciti a ottenere 3mila euro ma non bastano assolutamente, viviamo di stenti dal giorno del crollo”.
“Una metro in una città come Catania è un progetto complicato da realizzare perché il territorio non è adatto. Non basta vantarsi del lavoro fatto se poi si mettono in pericolo gli abitanti delle zone coinvolte. L’ingegnere ha già accertato che i danni sono stati creati dalla metro a causa deli errori progettuali. Ci avevano promesso un risarcimento, ma dopo 1 anno e mezzo non è cambiato assolutamente niente”, conclude.
La risposta di FCE
A seguito delle segnalazioni è intervenuto ai microfoni di NewSicilia anche il direttore generale della FCE, l’ingegnere Salvo Fiore: “La posizione rigorosa e rispettosa di FCE è una sola. Noi faremo tutto quello che dice la magistratura in sede civile e penale. Ogni nostra azione è in capo alla magistratura per rispetto nei suoi confronti e degli esperti che stanno indagando sul caso”.
Fonte foto Facebook – Legambiente Catania