Crollo in via Castromarino a Catania, dopo un mese i “disastrati” chiedono risposte: “La loro vita non si è spezzata ma si è interrotta”

Crollo in via Castromarino a Catania, dopo un mese i “disastrati” chiedono risposte: “La loro vita non si è spezzata ma si è interrotta”

CATANIA – Lo scorso 20 gennaio l’edificio di via Castromarino 11 a Catania, angolo via Plebiscito 833, ha subìto il disastroso collasso di un’intera ala della palazzina a causa dell’improvviso svilupparsi di una profonda e vasta voragine nel cortile interno dello stesso.

Da quella notte è trascorso più di un mese e i “disastrati” chiedono un’accelerazione delle attività investigative. Da più di un mese, il procedimento penale iscritto al n. 768/2020 R.G.N.R. e aperto per la ricerca dei responsabili di quel disastro (che fortunatamente non è risultato in una carneficina) che risulta a tutt’oggi essere iscritto a carico di ignoti.

“Ora sentiamo una voce chiedersi: come è possibile che non si sia provveduto a iscrivere nel registro degli indagati nemmeno uno dei responsabili ai lavori di trivellazione, affidati alla Società Cooperativa C.M.C. – Cooperativa Muratori & Cementisti – di Ravenna? Eppure il sincronismo tra le attività di trivellazione sottostanti l’edificio e lo svilupparsi dell’enorme voragine nel cortile interno della palazzina, la quale, si rammenta, è localizzata lungo il tragitto solcato dalle attività di scavo della ‘talpa’, appare sufficiente per avanzare più di un legittimo sospetto di sussistenza di un plateale nesso causale tra le operazioni di scavo e il collasso del cortile interno che ha portato con sé parte dell’edificio. O per forza doveva scapparci il morto?”, dichiarano i rappresentanti legali dello Studio Lipera, che si occupano del caso.

“Era necessaria una vittima sacrificale perché le indagini prendessero una via prioritaria? I ‘disastrati’ di via Castromarino, sebbene non abbiano perso la vita, hanno tuttavia perso qualcosa di altrettanto importante e fondamentale: la stabilità e la certezza di un tetto sopra la testa e con esso tutti i propri effetti più intimi e personali“.

“La notte del 20 gennaio 2020, la loro vita non si è spezzata ma si è interrotta: da più di un mese sono in attesa di risposte, le quali negli ultimi tempi sono state perlopiù ambigue e a volte incomprensibili: tante domande, tante risposte contrastanti e un’attività investigativa che appare decisamente muoversi troppo lentamente rispetto al limitato tempo rimasto all’edificio, il quale, alla luce delle numerose segnalazioni, sta subendo un processo degenerativo certo e costante”.

La richiesta è che il Tribunale Penale di Catania provveda quanto prima a iscrivere nel registro degli indagati i soggetti responsabili della progettazione, studio di fattibilità e attività esecutive, compresi i responsabili. In via istruttoria i legali chiedono di essere sentiti personalmente dal magistrato procedente.