Alimentazione sana e genitori pigri, il rischio per la salute dei bambini

Alimentazione sana e genitori pigri, il rischio per la salute dei bambini

Una corretta alimentazione non è solo una questione di tendenza o un fattore collegato all’estetica. Una dieta sana aiuta a prevenire malattie cardiovascolari ed è fondamentale come supporto a terapie mediche di vario tipo.

Un’alimentazione corretta e un’educazione alimentare basata su criteri scientifici aiutano e diminuiscono il presentarsi di alcune patologie. Per questo diventa fondamentale una giusta educazione alimentare fin dai primi anni di vita e ancora di più in fase scolare.

È necessario abituare i bambini a mangiare secondo dei criteri qualitativi, rispettando le necessità dell’organismo. La scuola ricopre un ruolo fondamentale in questo percorso di diffusione di una cultura sana attraverso progetti interdisciplinari.

Questi progetti devono essere strutturati su tre livelli e richiedono un impegno a lungo termine perchè riguardano non solo i bambini, ma anche insegnanti e genitori. Gli adulti, infatti, si devono fare portavoce di una nuova visone sana del cibo da trasmettere ai più piccoli.

L’indagine svolta dalla dottoressa Maria Cristina Palazzolo, biologa nutrizionista che segue numerosi bambini e adolescenti, ha portato alla luce un quadro sconfortante.

Da un’interrogazione che ha coinvolto bambini e genitori è venuto fuori che i primi a non avere una cultura alimentare equilibrata sono proprio gli adulti. Sono loro, spesso, a dare delle abitudini sbagliate ai figli.

Tutto parte dalla mancanza di una colazione adeguata, o addirittura assente. Le maestre lamentano un calo di attenzione e di pressione fin dalle prime ore di lezione, alla quali segue una merenda spropositata sia per il tempo che per le necessità fisiologiche.

Infatti, è pratica ormai diffusa che i bambini consumino durante l’intervallo panini ripieni di insaccati, a volte anche troppo grandi.

Un altro dato allarmante è la quasi totale assenza di frutta e verdura nelle diete dei bambini, che dichiarano di mangiare non più di una volta a settimana. Quindi, una tendenza che vede coinvolti gli alunni delle elementari mostra diete ricche di zuccheri e grassi, apportati anche da bevande confezionate e prive di frutta e verdura.

Questo è dovuto a una pigrizia che si palesa nel non voler affrontare i rifiuti dei figli, assecondandoli in ogni loro voglia e capriccio.

Questi dati trovano conferma nello studio “Okkio alla salute”, presentato nel 2016 e promosso dall’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) Europa, che conferma un’elevata diffusione di abitudini alimentari sbagliate.

L’analisi pone la Sicilia tra le 6 regioni italiane con il maggior tasso di obesità infantile. La situazione si aggrava se si considera l’assenza di attività fisica e il troppo tempo trascorso davanti al pc o al cellulare.

Fonte immagine: www.epicentro.iss.it

Gli operatori del settore devono far fronte alla poca volontà dei genitori, poco propensi a stravolgere le loro abitudini, mentre dovrebbero essere presenti a 360°. A essere penalizzato è il bambino, che si trova in un percorso educativo in cui si sente escluso.

I progetti scolastici dedicati a queste tematiche sono ancora troppo pochi: quindi sembrerebbe esserci poca voglia e poco interesse di investire in questo senso. Aspetto che assume ancora più importanza in relazione alle malattie cardiovascolari o al diabete. Infatti, molti adolescenti soffrono di “fegato grasso” nonostante la giovane età.

È opinione diffusa tra chi opera nel settore che bisognerebbe dare maggiore rilievo all’educazione alimentare, promuovendo maggiormente i progetti all’interno degli istituti scolastici.

Fonte immagine: wikipedia, G.steph.rocket